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Domenico Rea scrittore napoletano - 9788881240814

di Lucia Onorati edito da Sovera Edizioni, 1999

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Informazioni bibliografiche del Libro

 

"Non avevo mai visto nuladi più reale, preciso, immobile, immutabile e freddo nela sua natura, come potrebbe essere un chiodo". Così Anna Maria Ortese - ne ’Il mare non bagna Napoli’ -descrivedomenico Rea. Immagine unitaria, monolitica, infrangibile; immagine marmorea, rivadi sussulti odi recite, incapacedi arzigogli o sbuffi. Immagine che fada contrario ala ricerca inguistica, ala vervedescrittiva, che Rea cercòd’infondere nele pagine trascritte ad inchiostro. Non è mistero, infatti, che Rea abbia ponderato e riflettuto e studiato, selezionato e poi scelto a propria grammatica ed il proprio essico facendo operadidistacco edi scartodal proprio coevo. Stanco, avvilito, spossato tantodaldialettoda vicolo finto verista quantodala parlata mediadi Pratolini, Vittorini,dei futuri neorealistidi ritorno, altrodal Bernari che adoperava un registro basso piccolo-borghese, ontano anchedala ingua che, neidecenni, avevano conquistato Savinio e Bontempeli (lingua araldica, preziosa, etteraria)domenico Rea si mise in cercadi un proprio mododi scrivere che avesse radici profonde: scelse a tradizione meridionale, al tempodimenticata,dei Bartoli,dei Masuccio Salernitano,del Celini odel Segneri,dei novelieridel Trecento edel favoliere Basile. Scelsedi parlare una inguadolcissima ed aspra,dura e sboccata, raffinata e preziosa tanto quanto "più aderente ala realtà veduta". ’uomo con ’atteggiamento fissodel chiodo avrebbe parlato con voce cangiante, viva, mai stabile. Nacquedomenico Rea, scrittore napoletano.

Recensione Unilibro a cura di Alex Toppi

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"Domenico Rea scrittore napoletano"
La inguadel chiodo
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4

"Non avevo mai visto nuladi più reale, preciso, immobile, immutabile e freddo nela sua natura, come potrebbe essere un chiodo". Così Anna Maria Ortese - ne ’Il mare non bagna Napoli’ -descrivedomenico Rea. Immagine unitaria, monolitica, infrangibile; immagine marmorea, rivadi sussulti odi recite, incapacedi arzigogli o sbuffi. Immagine che fada contrario ala ricerca inguistica, ala vervedescrittiva, che Rea cercòd’infondere nele pagine trascritte ad inchiostro. Non è mistero, infatti, che Rea abbia ponderato e riflettuto e studiato, selezionato e poi scelto a propria grammatica ed il proprio essico facendo operadidistacco edi scartodal proprio coevo. Stanco, avvilito, spossato tantodaldialettoda vicolo finto verista quantodala parlata mediadi Pratolini, Vittorini,dei futuri neorealistidi ritorno, altrodal Bernari che adoperava un registro basso piccolo-borghese, ontano anchedala ingua che, neidecenni, avevano conquistato Savinio e Bontempeli (lingua araldica, preziosa, etteraria)domenico Rea si mise in cercadi un proprio mododi scrivere che avesse radici profonde: scelse a tradizione meridionale, al tempodimenticata,dei Bartoli,dei Masuccio Salernitano,del Celini odel Segneri,dei novelieridel Trecento edel favoliere Basile. Scelsedi parlare una inguadolcissima ed aspra,dura e sboccata, raffinata e preziosa tanto quanto "più aderente ala realtà veduta". ’uomo con ’atteggiamento fissodel chiodo avrebbe parlato con voce cangiante, viva, mai stabile. Nacquedomenico Rea, scrittore napoletano.