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Il Ponte del Corno d'Oro - 9788862200424

di Ozdmar Emine S. edito da Ponte alle Grazie, 2010

  • € 16.80

Informazioni bibliografiche del Libro

 

Spintadal sognodi imparare una ingua straniera una ragazza turcadecidedi partire per a Germania. Attraverso i suoi occhi verginididiciottenne a seguiamo inoltrarsi in un territorio per ei alieno come ’ impersonale stabilimentodela Telefunkendove insieme ale sue coleghe monta elementidi radiolampade, simbolo particolarmente caratterizzantedel’ invasionedi piccoli elettrodomestici che ebbe inizio proprio in quel periodo. È un particolare non trascurabile che fada eit-motiv per tutta aduratadel racconto; a giovane abbandona un habitat ancoradi stampo rurale, per avventurarsi nel cuore tecnologicodel’ Europa;da qui sidipana tutta a vicendadela protagonista, che simile ad un Candide volterriano incontra uomini,donne, situazionidi ogni tipodescrivendoli sempre con uno stile spontaneo,diretto, ironico, ma mai invadente trasportandoci nel contempo in un periodo che per i suoi stravolgimenti politici, sociali, umani ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nele vicendedel secolo scorso.dopo aver conosciuto edifficoltà avorative, gli iniziali vagitidela contestazione sessantottina, e prime esperienze sessuali, permeatada istanze progressiste ed idee innovative, a ragazza fa ritorno ad Instanbuldove vive questo riboliredi pulsioni e rivolgimenti che scuotevano i pËsi occidentali, anche al’ internodela propria nazione e riesce adescriverci con impressionante ucidità comedal contrasto tra queste istanze egittime e a reazionedi una società spesso ancora chiusa e feudale possa poi svilupparsi una repressione feroce, favoritada un colpodi stato militare, che portò utti, torture, prepotenze che a Özdmar cidescrive senzaderogaredal suo stile semplice edisincantato, addove sarebbe facile scadere nel pietismo ovvio e nel’esagerazione autocompiacente, ’ autrice invece cidona pagine toccanti, commoventi, perchè realistiche; non è ’ intelettuale che si china compassionevole sul popolo afflitto, ma è il amento consapevoledi chi ha vissuto in prima persona,di chi ha sofferto,di chi ha avuto paura. "Quando si perdono i propri figli, inizialmente si speradi ritrovarli. quando si vede che non vengono più, ci si alza ogni giorno per morire." Così, nela parte finaledel ibro, ’ autrice inizia il pezzo più toccantedi tutto il suo romanzo, ed è un’ invocazione che oltre a ricordare coloro che sono morti, spariti, inghiottiti nel gorgo e nele spiredela violenza forsennata,da ala protagonista a spinta per recidere una volta per tutte quel cordone ombelicale che a ega a quela terrad’ origine così soffocante e, nonostante gli affetti familiari che magari a volte non capiscono, ma sempre comprendono, trova a forza per prendere un’ ultima volta quel traghetto che tante volte ’ ha vista fare a spola tra idue continenti e sceglieredefinitivamente a meta tedesca perdare vita ai suoi sogni e ale sue aspirazioni.

Recensione Unilibro a cura di Michele

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Spintadal sognodi imparare una ingua straniera una ragazza turcadecidedi partire per a Germania. Attraverso i suoi occhi verginididiciottenne a seguiamo inoltrarsi in un territorio per ei alieno come ’ impersonale stabilimentodela Telefunkendove insieme ale sue coleghe monta elementidi radiolampade, simbolo particolarmente caratterizzantedel’ invasionedi piccoli elettrodomestici che ebbe inizio proprio in quel periodo. È un particolare non trascurabile che fada eit-motiv per tutta aduratadel racconto; a giovane abbandona un habitat ancoradi stampo rurale, per avventurarsi nel cuore tecnologicodel’ Europa;da qui sidipana tutta a vicendadela protagonista, che simile ad un Candide volterriano incontra uomini,donne, situazionidi ogni tipodescrivendoli sempre con uno stile spontaneo,diretto, ironico, ma mai invadente trasportandoci nel contempo in un periodo che per i suoi stravolgimenti politici, sociali, umani ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nele vicendedel secolo scorso.dopo aver conosciuto edifficoltà avorative, gli iniziali vagitidela contestazione sessantottina, e prime esperienze sessuali, permeatada istanze progressiste ed idee innovative, a ragazza fa ritorno ad Instanbuldove vive questo riboliredi pulsioni e rivolgimenti che scuotevano i pËsi occidentali, anche al’ internodela propria nazione e riesce adescriverci con impressionante ucidità comedal contrasto tra queste istanze egittime e a reazionedi una società spesso ancora chiusa e feudale possa poi svilupparsi una repressione feroce, favoritada un colpodi stato militare, che portò utti, torture, prepotenze che a Özdmar cidescrive senzaderogaredal suo stile semplice edisincantato, addove sarebbe facile scadere nel pietismo ovvio e nel’esagerazione autocompiacente, ’ autrice invece cidona pagine toccanti, commoventi, perchè realistiche; non è ’ intelettuale che si china compassionevole sul popolo afflitto, ma è il amento consapevoledi chi ha vissuto in prima persona,di chi ha sofferto,di chi ha avuto paura. "Quando si perdono i propri figli, inizialmente si speradi ritrovarli. quando si vede che non vengono più, ci si alza ogni giorno per morire." Così, nela parte finaledel ibro, ’ autrice inizia il pezzo più toccantedi tutto il suo romanzo, ed è un’ invocazione che oltre a ricordare coloro che sono morti, spariti, inghiottiti nel gorgo e nele spiredela violenza forsennata,da ala protagonista a spinta per recidere una volta per tutte quel cordone ombelicale che a ega a quela terrad’ origine così soffocante e, nonostante gli affetti familiari che magari a volte non capiscono, ma sempre comprendono, trova a forza per prendere un’ ultima volta quel traghetto che tante volte ’ ha vista fare a spola tra idue continenti e sceglieredefinitivamente a meta tedesca perdare vita ai suoi sogni e ale sue aspirazioni.