Peter Greenaway. Lo zoo di Venere - 9788866920168

Peter Greenaway. Lo zoo di Venere: Uno zoo. Due fratelli etologi. Un incidente provocato da un cigno. Due morti e un insolito percorso di elaborazione della perdita. E ancora: tassonomie, le otto tappe della selezione naturale di Darwin, la Genesi, il Pantheon greco, i quadri di Vermeer, l'alfabeto (il finito), l'esplorazione dei fenomeni naturali (l'infinito), Caso e Necessità, Ordine e Caos. Lo zoo di Venere è un film che mescola matrici visive e concettuali differenti, fuse in uno sguardo d'insieme sul trauma del lutto e sul fascino della decomposizione dei corpi. Coacervo di teorie scientifiche, giochi figurativi e sottotesti filosofici, è un oggetto inafferrabile, tanto controverso quanto ironico, che si dipana in una giungla di riferimenti culturali, senza spacciare plausibilità o morali. Il secondo lungometraggio commerciale di Peter Greenaway è anche un complesso puzzle di storie in fieri che sollecitano domande e alimentano dubbi, di logica in apparenza inafferrabile, ma in realtà rimandante a un più alto disegno complessivo. Testimonianza di un'idea di cinema già pienamente matura, è un film che propone tutte le istanze - passate, presenti e future - dell'opera del suo autore, aperta, come poche altre, ad accogliere medium e linguaggi differenti.
A zoo. Two ethologist brothers. An accident caused by a swan. Two deaths and an unusual path to processing the leak. And again: Taxonomies, the eight stages of the natural selection of Darwin, the Genesis, the Greek Pantheon, the paintings of Vermeer, the alphabet (the finite), the exploration of natural phenomena (the infinite), case and necessity, order and chaos. The Venus Zoo is a film that mixes different visual and conceptual matrices, fused in an overall look at the trauma of mourning and the fascination of the decomposition of bodies. Coacervo of scientific theories, figurative games and philosophical subests, is an elusive object, as controversial as ironic, that unwinds itself in a jungle of cultural references, without posing plausibility or morals. The second commercial feature film by Peter Greenaway is also a complex puzzle of stories in the proud that solicit questions and feed doubts, of logic in seemingly elusive, but in reality postponeing to a higher overall design. Testimony of an idea of cinema already fully mature, is a film that proposes all the instances-past, present and future-of the work of its author, open, as few others, to accept different mediums and languages.