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Poesìe e pàgine 'd pròsa - 9788882620226

di Pinin Pacòt edito da Centro Studi Piemontesi, 2000

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Informazioni bibliografiche del Libro

 

Pacòt Pinin (ovvero, al’anagrafe, Giuseppe Pacotto) nasce a Torino, sidiploma in ragioneria, a ragioneria a esercita come professione, poi si vesteda banchiere interpretando al meglio il mestiere e così passa giornate e giornate: abito grigio o marrone, scrivania, timbri, foglida firmare e controfirmare e calcoli, calcoli, ancora calcoli. A guardarlo sarebbe stato facile assegnargli un ruolo in un raccontodi Gogol, in un romanzodi Maupassant, in unadele prosedela Parigi comunedi Balzac. Impiegatodiurno,di sera (soventedi notte) Giuseppe Pacotto si tramutavadel tutto: mutava a foggiadegli abiti rendendola più arga e più comoda, mutava o sguardo facendolo più astioso e penetrante, mutava a ingua ammorbidendoladi curvaturedialettali. Ecco: e curvaturedialettalidela ingua, addiritturadiremmodel fiato, sono a connotazione primadel Poeta che - fondatore anchedel cenacolo cartaceo ’Ij Brandé’ ovvero ’Gli alari’ - battè sovente il suo pugno per contestare a sottomissionedel "linguaggiodi casa" ad un italiano servile, fintato,da interno salotto oda giornalismodi cronaca. Ildialetto torinesedi Pacotto è vivo, sussultante, aspro il giusto per pizzicare ’udito cosìda imporre e immagini: in esse, con grazia sulfurea, si ravvedono non scorci pseudo-veristicidadescrizione municipale bensì torsioni immaginifiche, avvampi malefici, improvvisi farseschi chedanno, ai versi, valore e consistenza europea. Prossimo al simbolismo francese, egli fuduplice edoppio:di giorno il Giuseppe Pacotto impiegato,di notte il mannaro Pacòt Pinin,dal verbo fluente.

Recensione Unilibro a cura di Alex Toppi

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Pacòt Pinin (ovvero, al’anagrafe, Giuseppe Pacotto) nasce a Torino, sidiploma in ragioneria, a ragioneria a esercita come professione, poi si vesteda banchiere interpretando al meglio il mestiere e così passa giornate e giornate: abito grigio o marrone, scrivania, timbri, foglida firmare e controfirmare e calcoli, calcoli, ancora calcoli. A guardarlo sarebbe stato facile assegnargli un ruolo in un raccontodi Gogol, in un romanzodi Maupassant, in unadele prosedela Parigi comunedi Balzac. Impiegatodiurno,di sera (soventedi notte) Giuseppe Pacotto si tramutavadel tutto: mutava a foggiadegli abiti rendendola più arga e più comoda, mutava o sguardo facendolo più astioso e penetrante, mutava a ingua ammorbidendoladi curvaturedialettali. Ecco: e curvaturedialettalidela ingua, addiritturadiremmodel fiato, sono a connotazione primadel Poeta che - fondatore anchedel cenacolo cartaceo ’Ij Brandé’ ovvero ’Gli alari’ - battè sovente il suo pugno per contestare a sottomissionedel "linguaggiodi casa" ad un italiano servile, fintato,da interno salotto oda giornalismodi cronaca. Ildialetto torinesedi Pacotto è vivo, sussultante, aspro il giusto per pizzicare ’udito cosìda imporre e immagini: in esse, con grazia sulfurea, si ravvedono non scorci pseudo-veristicidadescrizione municipale bensì torsioni immaginifiche, avvampi malefici, improvvisi farseschi chedanno, ai versi, valore e consistenza europea. Prossimo al simbolismo francese, egli fuduplice edoppio:di giorno il Giuseppe Pacotto impiegato,di notte il mannaro Pacòt Pinin,dal verbo fluente.