Il lupo. Una storia culturale. Ediz. a colori - 9788833311333

Il lupo. Una storia culturale. Ediz. a colori: Il lupo è da sempre la star del «bestiario centrale» nell'immaginario europeo: un repertorio di specie e caratteri animali, spesso metafore di qualità umane, da cui nei secoli sono scaturiti centinaia di miti, racconti e leggende. Si va dalla mitologia classica, dalla celebre leggenda romana della lupa che allevò Romolo e Remo, fino al pantheon nordico: storie che parlano di carneficine, metamorfosi e lupi mannari e che riflettono la paura verso questa fiera capace di distruggere animali e coltivazioni. Si passa poi ai bestiari medievali, che raffigurano il lupo come animale totalmente negativo, a tratti incapace di nuocere e persino dotato di aspetti ridicoli, come avviene nel "Romanzo di Renart". La paura del lupo torna poi nell'epoca moderna, riflettendosi nelle cronache e nei racconti del folclore popolare, che parlano di lupi rabbiosi e di aggressioni non solo a bestie, ma anche a uomini, donne e bambini. Lo strano caso della Bestia del Gévaudan (1765-1767), che imperversava nelle campagne della Francia sgozzando senza pietà animali e pastori, rappresenta il culmine di questa fobia del lupo. Nel XX secolo la letteratura, i cartoni animati e i libri per bambini finiscono per trasformare quel cattivone del lupo in un animale quasi capace di suscitare tenerezza, o quantomeno compassione. Finché oggi solo i toponimi, i proverbi e qualche antica leggenda ancora sopravvissuta conservano il ricordo di questa bestia crudele e vorace, tanto a lungo temuta.
The wolf has always been the star of the "central bestiary" in the European imagination: a repertoire of species and animal characters, often metaphors of human quality, from which over the centuries hundreds of myths, tales and legends have sprung. They go from classical mythology, from the famous Roman legend of the wolf that raised Romulus and Remo, to the Nordic pantheon: stories about carnage, metamorphosis and werewolves and reflecting the fear towards this fair capable of destroying animals and Crops. Then we move on to the medieval bestiaries, who depict the wolf as a totally negative animal, sometimes incapable of harming and even endowed with ridiculous aspects, as is the case in the "Romanzo di Renart". The fear of the wolf then returns to the modern era, reflected in the chronicles and stories of popular folklore, which speak of rabid wolves and assaults not only on beasts, but also on men, women and children. The strange case of the Beast of Gévaudan (1765-1767), which raged in the countryside of France mercilessly slaughtering animals and shepherds, represents the culmination of this wolf phobia. In the 20th century, literature, cartoons and children's books end up turning that bad wolf into an animal almost capable of arousing tenderness, or at least compassion. Until today only the place names, proverbs and some ancient legend still survived retain the memory of this cruel and voracious beast, so long feared.