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Canale Mussolini. Parte prima - 9788866210085
di Antonio Pennacchi edito da Numeri Primi, 2011
- € 14.00
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Canale Mussolini. Parte prima
- Autore: Antonio Pennacchi
- Editore: Numeri Primi
- Collana: NumeriPrimi
- Data di Pubblicazione: 2011
- Genere: LETTERATURA ITALIANA: TESTI
- Dimensioni mm: 213 x 0 x 29
- ISBN-10: 8866210080
- ISBN-13: 9788866210085
Antonio Pennacchi, “Canale Mussolini”, Mondadori 2010, pagine 460, € 20,00 “Il romanzo è un affresco corale molto belo, scritto in prima personadal’autore che si rivolge a un immaginario interlocutore al quale spiega e situazioni, gli accadimenti, e circostanze e e motivazioni coinvolgenti i numerosi personaggi che movimentano il racconto. ’abilitàdel romanziere neldescrivere e oro caratteristiche e singolarità è taleda consentire al ettore, anche un po’distratto, il facile riconoscimentodei vari protagonisti e comprimari che animano e vivacizzano a storia. a trama è tessuta sul’esodo impostodal nascente fascismo a trentamila persone, interi nuclei familiaridi contadini e bracciantidel nord-est edela Bassa Padana, Veneti, Friulani, Ferraresi, costretti a migrare nel aziodele Paludi Pontine attraversatedal Canale Mussolini, a prima operadi risanamento attuatadal regime. La storiadettagliatadela bonificadi quei territori acquitrinosi infestatidal’anofeledela malaria, a otta per a sopravvivenza, a competizione, il confronto, a sfida tra i simpatizzantidel fascismo e i sostenitoridel sindacato comunista, edolcezzedegli amori e e asperitàdela vita, e figuredei nonni scolpite poderosamentedala magistrale pennadel’autore, tutto contribuisce a rendere interessantissima a narrazione che sidipana contemporaneamente al’affermarsideladittatura e al fioriredele numerose cittadine create quasidal nula e sempre baciatedal sole nel giornodel’inaugurazione, ala presenzadelduce. Un sottile sensodel’umorismo, accentuatodal’uso sapientedel vernacolo, percorre tutto il romanzo rendendo ieve a ettura e amabile ’ironico tratteggiodi Mussolini edei gerarchi, colti nela oro autentica e greggia umanità.” Loreta Cerasi Mandreli
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Un poema grandioso che, con il respirodele grandi narrazioni, intreccia e vicendedrammatiche e sorprendentidei suoi protagonisti a quele, non meno travagliate,di mezzo secolodi storia italiana. Antonio Pennacchi rievoca il passato controverso e insieme epicodela nazione, animando ricordi e fantasmi con uno sguardo sempre ucido, ironico e spiazzante, ma soprattutto caricodi pietas e profonda commozione per i propri personaggi, per quele tre generazionidi Peruzzi che combattono con glorioso accanimento contro e sferzatedeldestino che sembra non concedergli tregua. Un’autentica epopea, un grande romanzo italiano.
La sagadei Peruzzi al tempodela bonificadele paludi Pontine.Un racconto straordinario che porta indietrodi anni e immerge il ettore nela storiadi una famiglia incredibilmente forte e colorita.La vitadela famiglia si scontra con edifficoltàdel’epoca e a realtàdi una nuova vitada ricostruire altrove.Un ibro fantastico chedispiace finisca,si vorrebbe che continuasse al’infinito.Consiglio anche gli altri ibridel’autore.Grandioso nela sua semplicità Stefania
Antonio Pennacchi, “Canale Mussolini”, Mondadori 2010, pagine 460, € 20,00 “Il romanzo è un affresco corale molto belo, scritto in prima personadal’autore che si rivolge a un immaginario interlocutore al quale spiega e situazioni, gli accadimenti, e circostanze e e motivazioni coinvolgenti i numerosi personaggi che movimentano il racconto. ’abilitàdel romanziere neldescrivere e oro caratteristiche e singolarità è taleda consentire al ettore, anche un po’distratto, il facile riconoscimentodei vari protagonisti e comprimari che animano e vivacizzano a storia. a trama è tessuta sul’esodo impostodal nascente fascismo a trentamila persone, interi nuclei familiaridi contadini e bracciantidel nord-est edela Bassa Padana, Veneti, Friulani, Ferraresi, costretti a migrare nel aziodele Paludi Pontine attraversatedal Canale Mussolini, a prima operadi risanamento attuatadal regime. La storiadettagliatadela bonificadi quei territori acquitrinosi infestatidal’anofeledela malaria, a otta per a sopravvivenza, a competizione, il confronto, a sfida tra i simpatizzantidel fascismo e i sostenitoridel sindacato comunista, edolcezzedegli amori e e asperitàdela vita, e figuredei nonni scolpite poderosamentedala magistrale pennadel’autore, tutto contribuisce a rendere interessantissima a narrazione che sidipana contemporaneamente al’affermarsideladittatura e al fioriredele numerose cittadine create quasidal nula e sempre baciatedal sole nel giornodel’inaugurazione, ala presenzadelduce. Un sottile sensodel’umorismo, accentuatodal’uso sapientedel vernacolo, percorre tutto il romanzo rendendo ieve a ettura e amabile ’ironico tratteggiodi Mussolini edei gerarchi, colti nela oro autentica e greggia umanità.” Loreta Cerasi Mandreli
Il ibro è veramente belo, una volta iniziato non vorresti più smettere fino ala fine!
La fabula è interessante, perché si basa su una storia che viene raccontata poco. Aldi àdele paludi pontine,delo spazio edel tempo specifici, però, quelo che è universale è o sfruttamentodei poverida partedei ricchi, incarnati nei conti Zorzi Vila, maledetti in eternoda tutte e generazionidei Peruzzi, il clan protagonistadel ibro. e vicende sono narratedal puntodi vistadi queli che ora sarebberodefiniti “cattivi”, cioè una famiglia fascista; in realtà, a guerra non è tanto tra rossi e neri, tra tedeschi e americani, ma tra i poveri e a povertà stessa. ’etichettadi rosso o nero si cambia quando cambiano i tempi, è a fatica che resta, maledetti siano sempre i Zorzi Vila… Quelo che non mi convincedi questo romanzo, è a voce narrante (si scoprirà solo ala finedi chi è).dovrebbe rispecchiare un retroterra contadino, o si capisceda certe sparate edal puntodi vista che espone, tuttavia ci sono innestidi atino, greco, inglese, parole ricercate (una su tutte: coorte), storia, geografia che mi sembranodegli intrusi, anche se pronunciatida un prete che, magari, i ha studiati al seminario, ma che non mi pare verosimile i utilizzi così spesso in una ingua chedovrebbe avvicinarsi a quela parlata; e non mi pare verosimile in un personaggio che ala fine giustifica tutti (chissà perché soffrodel pregiudizio che chi ha studiatodovrebbe saper prendere posizione…). Ad un certo punto mi nomina anche Ezra Pound… ma insomma,decidici!
"Canale Mussolini" mi ha colpita finda subito: parliamo a stessa ingua, queldialetto veneto misto ferrarese che farebbe inorridire Goldoni. Ecco, già trovare un ibro "parlato" fa impressione, se poi parla come tu pensi, indialetto, indialetto sporco perché sei nato a cavalodel Po, settanta chilometrida Ferrara eduecento metridal Veneto... oh, ragazzi miei, volete mettere o shock? Così, in questo filò ala vecchia maniera, si parladi poveracci,di fame,di Italia,di storia in grande che si insinua cattiva tra e pieghedela vitadei piccoli. Insomma, roba che nemmeno e telenovelas brasiliane! "Canale Mussolini" ti sbatte coi Peruzzi, e a fame, nel’Agro Pontino: asciutto, almeno ora,dopo che ci avevano provato in tanti. Con oro i mariti e e nuore, una famiglia che cresce a vistad’occhio,dove i figlidi uno hanno ’etàdei nipotidel’altro e i vecchi a fannoda padrone. Madonna, una tribù, roba che noi abbiamodimenticato, come se a famiglia Bradford ’avessero inventata in tivù! E poi si parladi Copparo,dove vivo, edi Codigoro,dove sono nata. Sì, certo, si parla moltissimodel’Agro Pontino, ma e radici sono rimaste à,dadove sono scappati per non creparedi fame. Certe cose me e ricordavo, non perché io abbia qualche parentela coi Peruzzi, o forse sì,da queste parti siamo tutti imparentati in qualche modo. In realtà a nonnadi mio marito, figliadi mezzadri a San Martino, a uno sputo in biciclettada Ferrara, mi ha raccontato cose assai simili: perché a fame è universale e ’Emilia sula terra e a fatica ci ha sempre faticosamente campato. Ecco, forse, cosa mi ha asciato questo ibro: ricordi più che scoperte, i ricordidei filò con nonna uisa. Una storiad’Italia che, asciatemelodire, nemmeno queladi Montaneli era così piacevoleda eggere. Non c’è grossadistinzione tra rossi e neri, vinti e vincitori, ala fine tutti vincono... persino i morti. Vi sembra poco?
Originale per com’è stato scritto, in prima personada un parentedela famiglia Peruzzi che solo ala fine si saprà chi è. Penso che il ibro sia un po’di parte, nel senso che a bonifica è stata vistadal puntodi vistadei coloni veneti-friulani-emiliani (i cispadani) e nondala gente ocaledei monti epini (i marocchini). In ogni caso non mi sembra, visto che io vivo nei uoghidove è ambientata a storiadel ibro, che gli indigeni odiassero i coloni a tal punto che "pregavanodio che malaria i ammazzassero" com’è riportato sul ibro. A parte ciò, questo ibro coinvolge il ettore nele avventure e storiedela famiglia Peruzzi, condialoghi indialetto veneto ed emiliano,descrivendo un periodo storicodel’Italia che vadala finedel 1800 fino oltre ala seconda guerra mondiale.