La fuga davanti a DIo - 9788834339008

La fuga davanti a DIo: L'individuo deve ricrearsi la fede con un atto di decisione; perché la fuga, non più la fede, esiste oggi come mondo oggettivo. La fuga davanti a Dio è un pamphlet scritto nel 1934, in piena epoca nazista. In un clima storico in cui si assiste all'affermarsi dell'industrialismo e del dominio tecnologico della macchina, del culto futuristico della velocità, al disfarsi dei legami sociali, alle mattanze dei totalitarismi e delle guerre mondiali, Picard descrive la fuga dell'umanità dalla divinità, dal fondamento dell'essere, dal paradigma stesso dell'esistenza. La sua diagnosi è netta: «Nel mondo della fuga l'uomo non esiste come singolo essere delimitato, ma come coacervo di sensazioni, volontà e azioni continuamente mutevoli». La critica di Picard risuona oggi lungimirante e visionaria. La sua analisi della mobilità inesausta, dell'accelerazione della vita e del continuo cambiamento dei rapporti tra gli esseri umani individua problematiche sollevate da filosofi come Morin, Baudrillard, Virilio, Debord. La sua descrizione del dissolvimento dell'oggettività e dell'avvento di una realtà virtuale e fantasmagorica costituita da grumi di materiali informativi fluttuanti in un continuum di immagini, ci ricorda la società liquida di Bauman e il dominio planetario della rete. La lezione di Picard oggi assume un valore particolare in riferimento al cuore stesso delle sue riflessioni: ricentrare l'essere umano intorno ad alcuni nuclei essenziali e imprescindibili, per riconoscere il mondo come donazione, ma anche per riaffermare le ragioni neglette di un principio di umanità da opporr
The individual must recreate his faith by an act of decision; because flight, no longer faith, exists today as an objective world. The Escape before God is a pamphlet written in 1934, at the height of the Nazi era. In a historical climate where we are witnessing the emergence of industrialism and the technological domination of the machine, the futuristic cult of speed, the unravelling of social ties, the slaughter of totalitarianism and world wars, Picard describes the escape of humanity by divinity, by the foundation of being, by the very paradigm of existence. His diagnosis is clear: "In the world of flight, man does not exist as a single bounded being, but as a coarseness of sensations, wills and actions that are constantly changing." Picard's critique now resonates forward-thinking and visionary. His analysis of inexhaustible mobility, the acceleration of life and the continuous change of relations between human beings identifies issues raised by philosophers such as Morin, Baudrillard, Virilio, Debord. His description of the dissolution of objectivity and the advent of a virtual and phantasmagoric reality consisting of lumps of information materials floating in a continuum of images, reminds us of the liquid society of Bauman and the planetary domain of the network . Picard's lesson today takes on a particular value in reference to the very heart of his reflections: to refocus the human being around some essential and essential cores, to recognize the world as a donation, but also to reaffirm the reasons neglected with a principle of humanity to be opposed