Se la cultura entra in carcere. Dalle riforme carloalbertine al polo universitario per studenti detenuti - 9788869293788

Se la cultura entra in carcere. Dalle riforme carloalbertine al polo universitario per studenti detenuti: La prigione è diventata forma dominante di pena soltanto nell'Ottocento e da allora molti si sono interrogati su quale sia l'utilità sociale di tenere rinchiusi degli individui a causa dei loro reati. In generale è dato per scontato che il carcere sia il principale, se non l'unico, strumento di lotta alla criminalità. Ma, considerati gli alti tassi di recidiva fatti registrare dalle persone condannate alla detenzione, cosa ne è del principio affermato dalla nostra Costituzione, secondo cui le pene «devono tendere alla rieducazione del condannato»? Un carcere socialmente utile dovrebbe forgiare degli individui meno inclini a violare le leggi. Sono queste alcune delle considerazioni, oltre ad assicurare anche il diritto allo studio, che hanno spinto i docenti delle Facoltà di Scienze politiche e di Giurisprudenza di Torino a istituire nel 1998 il Polo universitario per studenti detenuti. Il numero dei detenuti che hanno studiato al Polo in questi vent'anni, e quello di coloro che si sono laureati con ottimi risultati, la recidiva zero di coloro che qui hanno studiato e hanno scontato la pena, la possibilità di reinserimento sociale che hanno ottenuto attraverso il lavoro, confermano che un «altro carcere» è possibile. Il volume inserisce questa peculiare e interessante esperienza nel quadro della riflessione sul carcere come si è sviluppata, specie in Piemonte, dal Settecento ad oggi.
The prison became a dominant form of punishment only in the nineteenth century and since then many have wondered about what the social usefulness of keeping individuals locked up because of their crimes. In General It is assumed that the prison is the principal, if not the only, instrument of fight against crime. But, given the high rates of recurrence recorded by the people sentenced to detention, what about the principle affirmed by our Constitution, according to which the penalties ' must tend to the reeducation of the condemned '? A socially useful prison should forge individuals less prone to violating laws. These are some of the considerations, as well as ensuring the right to study, which prompted teachers from the faculty of Political Science and Law in Turin to set up in 1998 the university pole for detained students. The number of inmates who have studied at the Polo in these twenty years, and that of those who have graduated with excellent results, the zero relapse of those who have studied here and have served the penalty, the possibility of social reintegration that have obtained Through work, they confirm that a "other prison" is possible. The volume inserts this peculiar and interesting experience in the context of the reflection on the prison as it has developed, especially in Piedmont, from the eighteenth to today.