Il perduto incanto. Indagini sulla fotografia - 9788849858419

Il perduto incanto. Indagini sulla fotografia: Sui nostri schermi quotidiani, le immagini si moltiplicano, ma spariscono, perdendo il loro incanto. Con le sue indagini sulla fotografia, Salvatore Piermarini ci costringe a un corpo a corpo con quello che resta di ciò che per quasi due secoli abbiamo chiamato fotografia e che nell'era dell'immagine digitale è diventato tutt'altro. La fotografia come prova del mondo, di una presa sul reale, per quanto effimera, oggettiva, fugace, ha lasciato tracce preziose, che oggi rischiamo di perdere irrimediabilmente. La fine della camera oscura, della chimica che permetteva l'impressione duratura del mondo, presagisce così un futuro smemorato e un presente poco e male documentato. Ma non è solo di una perdita che ci parla Piermarini. Ci ritroviamo, infatti, a riflettere sull'esperienza della visione, l'importanza della visione, l'importanza dell'empatia e della pazienza, della sperimentazione visiva attraverso il racconto di ricerche e spedizioni sul campo e insieme ai maestri, primo fra tutti, Ugo Mulas, spirito guida, ancora oggi attualissimo e insuperato. È una confessione a tutto campo, condotta con gli strumenti, lo sguardo e le storie di un fotografo totale, che da mezzo secolo osserva il mondo inquadrandolo, anche quando non ha la macchina al collo. Nei frammenti di diario, tra le pagine dei taccuini, nelle riflessioni fenomenologiche, si dipana la biografia di uno sguardo. Quasi che Piermarini avesse voluto interpretare alla lettera il desiderio scabroso di Josef Koudelka che leggiamo in esergo al volume: «Voglio vedere tutto, voglio guardare tutto, voglio diventare uno sguar
On our daily screens, the images multiply, but disappear, losing their enchantment. With his investigations of photography, Salvatore Piermarini forces us to hand-to-hand with what remains of what for almost two centuries we have called photography and that in the age of digital image has become anything but. Photography as evidence of the world, of a grip on the real, however ephemeral, objective, fleeting, has left precious traces, which today we risk losing hopelessly. The end of the darkroom, of the chemistry that allowed the lasting impression of the world, thus foreshadods a forgetful future and a little and badly documented present. But it's not just a loss that Piermarini speaks to us. In fact, we find ourselves reflecting on the experience of vision, the importance of vision, the importance of empathy and patience, visual experimentation through the story of research and field expeditions and together with the masters, first of all , Ugo Mulas, guiding spirit, still very current and unsurpassed. It is an all-out confession, conducted with the tools, gaze and stories of a total photographer, who for half a century has been observing the world by framing it, even when he does not have the machine around his neck. In the fragments of the diary, between the pages of the notebooks, in the phenomenological reflections, the biography of a glance unfolds. As if Piermarini wanted to interpret to the letter the scabrous desire of Josef Koudelka that we read in the book: "I want to see everything, I want to watch everything, I want to become a sguar