La poesia del vivente. Leopardi con noi - 9788833933221

La poesia del vivente. Leopardi con noi: Leopardi ci è familiare, molto più di altri classici del canone letterario. Tuttavia - come a volte accade con gli affetti profondi - non sapremmo dire tutte le ragioni di questa consonanza. Le letture adolescenti, mediate dalla scuola, lasciano in quelle adulte dei sedimenti che alimentano suggestioni, ma creano anche velature: è il caso del pessimismo, il cui manto «doloristico» mette in ombra ambivalenze irriducibili a formule compendiose. Forse perché nessuna categoria critica, per quanto temperata dall'acume di generazioni di esegeti, sfugge a un certo sentore di convenzione se si espone alla parola leopardiana. Antonio Prete l'ha interpellata lungo un'intera esistenza di studioso e di poeta, ed è la sua ininterrotta prossimità ad aiutare la nostra ad articolarsi, a trovare espressione. Sfiorando i testi con rara grazia, Prete ci conduce là dove poesia e pensiero diventano una sola cognizione del mondo, siano i Canti, le Operette morali, lo sconfinato Zibaldone, gli interni d'anima dell'Epistolario. In prosa o in versi, un'identica lingua del sentire, del desiderare e del patire dà voce alla finitudine umana, rinuncia a ogni protezione trascendente e sfida la «spiritualizzazione delle cose» che scorpora la vita da se stessa. Continuano ad aggirarsi tra noi, ancora più temibili di allora, i fantasmi della modernità, che Leopardi teneva a bada con un pensiero poetante capace di prestare ascolto alla «singolarità senziente, rammemorante e fantasticante». Un antropologo del concreto, cantore del vivente, terrestre e cosmologico insieme, ci viene qui incontro, preso per man
Leopards are familiar to us, much more than other classics of the literary canon. However - as sometimes happens with deep affections - we would not be able to say all the reasons for this consonance. The adolescent readings, mediated by the school, leave in the adult ones of sediments that feed suggestions, but also create veils: it is the case of pessimism, whose "painful" mantle overshadows irreducible ambivalences to compendious formulas. Perhaps because no critical category, however tempered by the acumen of generations of ejects, escapes a certain hint of convention if you expose yourself to the word leopard. Antonio Prete has asked her throughout an entire existence as a scholar and a poet, and it is her uninterrupted proximity to help ours to articulate, to find expression. Touching the texts with rare grace, Priest leads us to where poetry and thought become a single cognition of the world, be the Songs, the Moral Works, the boundless Zibaldone, the soul interiors of the Epistolary. In prose or verse, an identical language of feeling, desire and suffering gives voice to human ends, renounces all transcendent protection and challenges the "spiritualization of things" that separates life from itself. The ghosts of modernity continue to wander among us, even more fearsome than then, which Leopardi kept at bay with a poet's thought capable of listening to the "sentient, forgetful and fantastical singularity". An anthropologist of the concrete, singer of the living, terrestrial and cosmological together, comes here to meet us, taken for man