Io sono dinamite. Vita di Friedrich Nietzsche - 9788851171230

Io sono dinamite. Vita di Friedrich Nietzsche: Quando l'8 gennaio 1889 Franz Overbeck entra nella stanza di Friedrich Nietzsche, lo trova rannicchiato sul divano, impegnato in apparenza a correggere il suo "Nietzsche contra Wagner". In realtà non è così: il filosofo ripete i gesti necessari per la lettura - la carta a una certa distanza dal naso, gli occhi che scorrono da sinistra a destra - ma non sembra più in grado di decodificare le sue stesse parole. Overbeck è un uomo silenzioso, solido, poco avvezzo alle manifestazioni emotive, ma quando vede in quello stato mentale il suo amico e collega dei tempi universitari a Basilea si sente mancare le gambe. Solo un anno prima in "Ecce Homo", destinato a uscire postumo, Nietzsche si descriveva in tutt'altro tono: «Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme - una crisi quale non si era mai vista sulla terra, la più profonda collisione della coscienza. Io non sono un uomo, sono dinamite». Sembrerebbe solo il passaggio oltre la linea d'ombra della follia, ma tutta la vita di Nietzsche si gioca su questa doppiezza: da un lato il filosofo iconoclasta, l'ordigno umano pronto a far saltare tutti i dogmi morali, religiosi e istituzionali di fine secolo; dall'altro l'anima vacillante attratta magneticamente dagli abissi dell'irrazionale in cui, per una tragica ironia, finirà per cadere. Ed è su questa antinomia che Sue Prideaux costruisce la biografia del primo maestro del sospetto, l'innesco intellettuale che contribuì a far esplodere in tutta la sua energia il Novecento. Io sono dinamite è il ritratto di un uomo che presentiva il proprio tramonto precoce ma
When Franz Overbeck entered Friedrich Nietzsche's room on 8 January 1889, he found him curled up on the sofa, apparently correcting his "Nietzsche contra Wagner". In fact it is not so: the philosopher repeats the gestures necessary for reading - the paper at a certain distance from the nose, the eyes flowing from left to right - but no longer seems able to decode his own words. Overbeck is a quiet, solid man, unused to emotional manifestations, but when he sees in that state of mind his friend and colleague of university time in Basel feels his legs are missing. Only a year earlier in "Ecce Homo", destined to come out posthumously, Nietzsche described himself in a different tone: "One day the memory of something enormous will be tied to my name - a crisis that had never been seen on earth, the deepest collision of consciousness. I am not a man, I am dynamite." It would seem only the passage beyond the shadow line of madness, but nietzsche's whole life is played on this duplicity: on the one hand the iconoclastic philosopher, the human device ready to blow up all the moral, religious and institutional dogmas of the end of the century; on the other, the faltering soul magnetically drawn to the abyss of the irrational in which, by a tragic irony, it will eventually fall. And it is on this antinomy that Sue Prideaux builds the biography of the first master of suspicion, the intellectual trigger that helped to explode in all its energy the twentieth century. I am dynamite is the portrait of a man who present his own early sunset but