Pop Shoah? Immaginari del genocidio ebraico - 9788869830143

Pop Shoah? Immaginari del genocidio ebraico: Come è accaduto per altri eventi storici, anche nel caso della Shoah l'industria culturale globale ha contribuito significativamente alla costruzione di molteplici immaginari collettivi, nei quali occupa ormai una posizione di assoluto rilievo, non solo per le innumerevoli opere letterarie, filmiche, teatrali che vi si ispirano, ma anche per la crescente attenzione rivolta ai musei e ai luoghi della memoria. Ciò ha prodotto due conseguenze: da un lato, lo sterminio degli ebrei è assurto a paradigma del "male assoluto", dall'altro rischia di trasformarsi sempre più in "merce di consumo", esposta a ricostruzioni di circostanza, ma anche a manipolazioni e negazioni. Il discorso pubblico sulla Shoah si confronta sempre più frequentemente, infatti, con una cultura pop che metabolizza ogni contenuto, riproducendolo all'infinito ma anche svuotandolo di significato. Una riflessione sugli immaginari e sul loro "buon uso" diventa quindi imprescindibile per cogliere il significato da affidare alle nuove generazioni in relazione alla cognizione di una catastrofe che ha segnato la storia umana e dei suoi riflessi sulla formazione di una coscienza civile. Se tutto può essere Auschwitz, infatti, il rischio è che Auschwitz si riduca a nulla.
As with other historical events, even in the case of the Holocaust the global cultural industry has contributed significantly to the construction of multiple collective, in which occupies a position of great importance, not only for the countless works of literature, film, theater that will inspire you, but also for the growing attention given to museums and memorial sites. This produced two consequences: on the one hand, the extermination of the Jews has become a paradigm of "absolute evil", the other is in danger of turning increasingly into consumer goods "," exposed to reconstructions of circumstance, but also to tampering and negatives. The public discourse on the Holocaust is confronted more and more often, in fact, with a pop culture that metabolizes all content, scale to infinity but also emptying it of meaning. A reflection on imaginary and their "good use" therefore becomes essential to grasp the meaning to be assigned to the new generations in relation to cognition of a catastrophe that has marked human history and its effects on the formation of a civic consciousness. If everything can be Auschwitz, in fact, the risk is that Auschwitz be reduced to nothing.