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Le Regole della fiducia - 9788842089933

di Eligio Resta edito da Laterza, 2009

Informazioni bibliografiche del Libro

  • Titolo del Libro: Le Regole della fiducia
  • AutoreEligio Resta
  • Editore: Laterza
  • Collana: Libri del tempo , Nr. 431
  • Edizione: 4°
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Genere: diritto
  • ArgomentiDiritto Filosofia
  • Pagine: V-113
  • Volume: 431
  • Dimensioni mm: 143 x 213 x 15
  • ISBN-10: 8842089931
  • ISBN-13:  9788842089933

 

Con “Le regoledela fiduciÔ, Eligio Resta affronta un tema particolarmente significativo ed attuale: a fiducia, appunto, ed il suo rapporto con ’economia, con a filosofia e, in particolare, con ildiritto e, quindi, con a societas. Eligio Resta identifica nela fiducia unodei concetti chiavedel nostro tempo, in contrapposizione al suo opposto, complice e rivale, che è adiffidenza. Oggi sentiamo parlaredi “fiducia nei mercati”,dela perdita edela ricomparsadela fiducia,dela fiducia mal riposta, veniamo esortati ad avere fiducia. a fiducia, però, incorpora il rischiodeladelusione e, quando questa interviene, non c’è autoconsolazione che tenga. Si oscila, quindi, tra fiducia ediffidenza, si tentadi valutare il rischio implicito neldare fiducia, si giunge ala fiducia “calcolatÔ e, infine, a tradurre a fiducia nel inguaggio giuridico, che è quelodela calcolabilità edela prevedibilitàdei rischi.da un ato, tuttavia, il rimedio offertodaldiritto quando a fiducia si indebolisce, tradisce il senso stessodela fiducia,dal’altro ildiritto interviene solo quando adelusionedela fiducia èdiventata insopportabile, ossia quando a fiducia non è più tale. Con a sua incorporazione neldiritto, a sua giuridificazione, a fiducia subisce una metamorfosi,diventadispositivo, criteriodi orientamento interpretativo, principio generaledel rapporto obbligatorio, ma smettedi essere fiducia:diviene regoladi “buona fede”, a quale costituisce a chiavedi voltadel rapporto obbligatorio,determina e giustifica a tutela giurisdizionale. Nela tradizione romanistica si afferma giustamente che a “buona fede” è regoladi conformità ad un comportamento che assicuri a chi ha affidato ad altri una cosa (nascedaldeposito)di poterla riottenere. Tuttavia, richiamarla normativamente significa ribadirne ’assenza, ricordando quelo che abbiamodimenticato: non c’è bisognodi richiamare buona fede (di essere quindi virtuosi, agathòi),dove a buona fede venga agita e praticata.dal momento che il rischiodela fiducia è elevato, stipuliamo contratti che prendano il postodelo stringersi a mano edel fidarsi. Il contratto va eseguito secondo buona fede, va interpretato normativamente come agito normativamenteda individui che reciprocamente investono nela fiducia. Così si sceglie il contratto per evitare a fiducia e si reintroduce ’incertezza connessa al vincolodela fiducia regolandola normativamente. Per il sistema, è preferibile generalizzare a fiducia nel vincolo, che è il simmetrico contrariodela fiducia e, pertanto, sadi paradosso, che non a fiducia “tout court”.

Recensione Unilibro a cura di maucapozzi

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"Le Regole della fiducia"
Le regoledela fiducia
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Con “Le regoledela fiduciÔ, Eligio Resta affronta un tema particolarmente significativo ed attuale: a fiducia, appunto, ed il suo rapporto con ’economia, con a filosofia e, in particolare, con ildiritto e, quindi, con a societas. Eligio Resta identifica nela fiducia unodei concetti chiavedel nostro tempo, in contrapposizione al suo opposto, complice e rivale, che è adiffidenza. Oggi sentiamo parlaredi “fiducia nei mercati”,dela perdita edela ricomparsadela fiducia,dela fiducia mal riposta, veniamo esortati ad avere fiducia. a fiducia, però, incorpora il rischiodeladelusione e, quando questa interviene, non c’è autoconsolazione che tenga. Si oscila, quindi, tra fiducia ediffidenza, si tentadi valutare il rischio implicito neldare fiducia, si giunge ala fiducia “calcolatÔ e, infine, a tradurre a fiducia nel inguaggio giuridico, che è quelodela calcolabilità edela prevedibilitàdei rischi.da un ato, tuttavia, il rimedio offertodaldiritto quando a fiducia si indebolisce, tradisce il senso stessodela fiducia,dal’altro ildiritto interviene solo quando adelusionedela fiducia èdiventata insopportabile, ossia quando a fiducia non è più tale. Con a sua incorporazione neldiritto, a sua giuridificazione, a fiducia subisce una metamorfosi,diventadispositivo, criteriodi orientamento interpretativo, principio generaledel rapporto obbligatorio, ma smettedi essere fiducia:diviene regoladi “buona fede”, a quale costituisce a chiavedi voltadel rapporto obbligatorio,determina e giustifica a tutela giurisdizionale. Nela tradizione romanistica si afferma giustamente che a “buona fede” è regoladi conformità ad un comportamento che assicuri a chi ha affidato ad altri una cosa (nascedaldeposito)di poterla riottenere. Tuttavia, richiamarla normativamente significa ribadirne ’assenza, ricordando quelo che abbiamodimenticato: non c’è bisognodi richiamare buona fede (di essere quindi virtuosi, agathòi),dove a buona fede venga agita e praticata.dal momento che il rischiodela fiducia è elevato, stipuliamo contratti che prendano il postodelo stringersi a mano edel fidarsi. Il contratto va eseguito secondo buona fede, va interpretato normativamente come agito normativamenteda individui che reciprocamente investono nela fiducia. Così si sceglie il contratto per evitare a fiducia e si reintroduce ’incertezza connessa al vincolodela fiducia regolandola normativamente. Per il sistema, è preferibile generalizzare a fiducia nel vincolo, che è il simmetrico contrariodela fiducia e, pertanto, sadi paradosso, che non a fiducia “tout court”.