Dalla città ideale alla città virtuale. Estetica dello spazio urbano in Giappone e in Cina - 9788843075560

Dalla città ideale alla città virtuale. Estetica dello spazio urbano in Giappone e in Cina: La civiltà urbana in senso proprio nasce in Giappone sotto l'egida della cultura cinese, eppure tutta la successiva storia urbanistica del paese si muove verso altre direzioni. Infatti già nel XII secolo Kamakura, sede del primo governo shogunale e città simbolo del "medioevo" giapponese, anticipa i futuri sviluppi dell'urbanesimo nipponico. La stessa Tokyo, strutturata in una multi-città policentrica e reticolare, attinge spontaneamente a una millenaria tradizione progettuale che sa sfruttare a fondo le irregolarità dello spazio, le sue asimmetrie, le zone di transizione, l'osmosi potenziale tra piani orizzontali e verticali e può essere già classificata come una "metapolis". È possibile cogliere ulteriori riflessi della sensibilità spaziale giapponese anche attraverso l'opera letteraria di Nagai Kafu, dove si rivela fino in fondo la "logica del luogo" che fa di Tokyo stessa un racconto, una trama di continue transizioni, una "città delle situazioni" irriducibile a qualunque forzata unità prospettica. A fondamento di un ordine urbano così singolare ritroviamo alcune idee dell'arte e dell'estetica tradizionale giapponese. In particolare l'idea di "ma" offre una straordinaria porta di accesso a un'indagine sul senso della spazialità in Giappone.
The urban civilization in the proper sense is born in Japan under the auspices of the Chinese culture, yet all subsequent urban history of the country moves towards other directions. Already in the 12th century, Kamakura, home of the first shogunate Government and symbol of "middle ages" Japanese, anticipates future developments of Japanese urbanism. The same Tokyo, structured in a polycentric network and multi-city draws spontaneously to a millenary tradition of design that knows fully exploiting the deficiencies of space, its asymmetries, transitional zones, the osmosis between horizontal and vertical planes and can already be classified as a "David". And can seize more reflections of Japanese space through the literary sensibilities of Nagai Kafu, where he reveals to the bottom of the "logic" that makes Tokyo itself a tale, a plot of continuous transitions, a "city of the situations" irreducible to any forced perspective unit. The Foundation of an urban order so singular we find some ideas of art and traditional Japanese aesthetics. In particular the idea of "but" offers a unique gateway to an investigation on the sense of spatiality in Japan.