La signora di Monza e altre storie patrie. Ediz. italiana e latina - 9788865425244

La signora di Monza e altre storie patrie. Ediz. italiana e latina: Senza Walter Scott, probabilmente Alessandro Manzoni non avrebbe mai pensato di scrivere un romanzo storico. E senza gli storici lombardi del secolo XVII, non avrebbe mai ambientato la sua storia nella Milano sotto la dominazione spagnola. Sappiamo che nel 1821 Manzoni, ritiratosi a Brusuglio per consolarsi del fallimento dei moti, portò con sé un trattato di economia di Melchiorre Gioia e le Historiae patriae di Giuseppe Ripamonti. La grida del Seicento, in cui si parla delle violenze commesse per impedire delle nozze, che lesse nel Gioia gli diede l'idea del matrimonio contrastato; nel bel latino del Ripamonti trovò invece, per così dire, il sugo della sua storia: la Signora di Monza, le vicende di Francesco Bernardino Visconti detto l'Innominato, la peste, le gesta del Cardinale Borromeo. Nel Ripamonti può avervi trovato anche il rapimento di una promessa sposa. A proposito di quel ribaldo che «con l'enormità dei suoi crimini mostrava di disprezzare i tribunali, i giudici, i pubblici poteri e le autorità» il Ripamonti riferisce del rapimento della fidanzata di un principe straniero mentre veniva condotta a nozze. Nel romanzo manzoniano, come si sa, il rapimento, eseguito per conto di un altro, è il pretesto per il ravvedimento del personaggio stesso. Agli inizi dell'Ottocento, le storie milanesi del Ripamonti erano, come dice lo stesso Manzoni, «quasi interamente dimenticate». Nel 1841, un anno dopo l'edizione definitiva dei Promessi Sposi, Francesco Cusani traduce l'altra importante opera del Ripamonti, La peste di Milano del 1630, che per Manzoni fu la fonte principale
Without Walter Scott probably to Alessandro Manzoni would never come in mind to write a historical novel. And no historians lombardi of the 17th century would never have its history in Milan under Spanish rule. You know, for admission of the same Manzoni, that the idea of marriage countered he was reading a shout out in a treatise of Economics in Melchiorre Gioia, one of two books that, in 1821, Manzoni had brought with him to Brusuglio, where he had retired to console himself the failure of the uprisings. The other book were the "Historiae patriae" from Giuseppe Ripamonti. In the Latin of the Rags Manzoni is, so to speak, the gravy of its history: the lady from Monza, the story of Francesco Bernardino Visconti said the nameless, the plague, the exploits of Cardinal Borromeo. The same kidnapping a bride may have been suggested by Rags. Speaking of that faithless that ' with the enormity of his crimes showed to despise the tribunals, courts, public authorities and authorities?? Ripamonti reports the kidnapping of the girlfriend of a foreign Prince as he was being led to marriage. In Manzoni's novel, as we know, the kidnapping, carried out on behalf of another, is the pretext for the repentance of the character itself. In the early nineteenth century, the Milanese stories of Rags were, as says Manzoni himself, "almost entirely forgotten"; by the mid century, Francesco Cusani translates "the plague of Milan" of 1630, the other important work of Rags, followed by the Comte Tullio Dandolo, a poor choice