Il bene e gli altri. Differenza, universale, solidarietà - 9788834319994

Il bene e gli altri. Differenza, universale, solidarietà: Siamo talmente abituati a guardare il mondo e gli altri a partire da noi stessi che neanche ci accorgiamo più di cosa sia il bene. Agli altri non si va in un secondo momento, quando si è già scoperto da soli e per proprio conto che cos'è il bene. Il senso di qualcosa d'altro entra piuttosto dall'inizio e in maniera costitutiva nel suo concetto, perché il bene interroga e smuove da come si è. Senza sapere di qualcosa di diverso da sé, per come si è, non può nascere il bene, né un dovere. Non è neppure questione di individui o di comunità. Ovunque si manifesti la pretesa di coincidere del tutto con se stessi, di centrarsi su di sé, si allontana il richiamo del bene. Vi sono epoche che sembrano a prima vista più sensibili a ciò che unisce, all'universale, e altre che paiono più inclini a rivendicare le diversità. Pur con le proprie peculiarità, questo vale allo stesso modo per la classicità (platonismo, aristotelismo, tomismo), per l'epoca della soggettività (Kierkegaard, Sartre, postmoderno), per il dibattito sull'altruismo (solidarietà). Il bene accomuna, ma non azzera. Il bene differisce, ma non isola. Porta oltre sé ma rifiuta ogni sintesi dell'umano. Tenendosi a distanza da cliché di comodo, attraverso tre articolati movimenti (archeologia, esistenza, condivisione) si restituisce in via teorica ed ermeneutica la struttura in tensione del bene verso l'altro da sé.
We're so used to looking at the world and others from ourselves that we see more of the good. Others do not go at a later time, when you're already discovered alone and on his own behalf what is good. The sense of something else comes rather from the beginning and constitutive in its concept, because the good questions and shakes from how. Without knowing anything other than itself, as it is, cannot be born good nor a duty. It isn't even a matter of individuals or communities. Wherever it occurs claiming to coincide completely with oneself, to focus upon himself, it moves away from the lure of good. There are eras that seem at first glance more sensitive to what unites, the universal, and others which seem more inclined to claim the diversity. Even with its own peculiarities, this applies equally to the classicism (Platonism, Aristotelianism, thomism), at the time of subjectivity (Kierkegaard, Sartre, postmodern), for the debate on altruism (solidarity). The good is common, but not reset. The good differs, but not the island. Brings over itself but rejects all human synthesis. Keeping away from clich??s of convenience, through three articulated movements (archaeology, existence, sharing) returns in theory and Hermeneutics the property in bene tension towards each other for itself.