La mia arte, la mia vita - 9788860101662

La mia arte, la mia vita: Mostro sacro del muralismo messicano, Diego Rivera è stato in realtà tante cose: sodale di Picasso, donnaiolo impenitente e amante vorace, fervido comunista ben presto espulso dal Partito e sedicente rivoluzionario dell'arte. Rievocando alcuni episodi salienti di questa sua storia personale, raccolta e trascritta dalla giornalista Cladys March, l'artista si rivela anche un narratore incapace di tenere a freno l'esuberante fantasia. Nella sua prosa, così come nella sua pittura, scorrono una travolgente passione per la vita e un'umanità multiforme: prostitute e rivoluzionari, politici corrotti e mecenati capitalisti, ma soprattutto la gente della propria terra, per la quale nutrirà sempre un amore profondo. Dopo i primi passi come pittore cubista in Europa, il ritorno in patria è vissuto infatti da Rivera come una rivelazione: il Messico, con i suoi colori infuocati e la sua luce intensa, le moltitudini gioiose al mercato e alle "fiestas", gli si presenta come una fonte di incontenibile splendore. A cui attingerà al momento di ritrarre sulle enormi pareti degli edifici pubblici messicani la coscienza politica di un popolo, attraverso scene di schiavitù, di lotta sociale e immagini della cultura precolombiana, plasmando i tratti di quel muralismo che diventerà di lì a poco un movimento pittorico internazionale. L'autoritratto che si dipana sotto i nostri occhi assume via via i contorni di una confessione a cuore aperto, in cui l'autore non risparmia nessuno, men che meno se stesso. La sua versione dei fatti trova un controcanto nelle voci delle donne della sua vita - Angelina
Sacred monster of Mexican muralism, Diego Rivera was actually many things: close friend of Picasso, voracious lover, ardent Communist-chaser and was soon expelled from the party and self-styled Revolutionary art. Recalling some episodes of his personal history, collecting and transcribed by journalist H2 March, the artist is also a narrator unable to rein in the exuberant fancy. In his prose, as well as in his painting, run an overwhelming passion for life and humanity multiform: prostitutes and revolutionaries, corrupt politicians and patrons capitalists, but mostly people of their land, which will feed always a deep love. After the first steps as a Cubist painter in Europe, the return home is lived by Rivera as a revelation: on Mexico, with its fiery colors and its intense light, the joyous throngs to the market and "fiestas", is presented as a source of boundless radiance. That will draw upon to portray the huge walls of public buildings Mexicans the political consciousness of a people, through scenes of bondage, of social struggle and images of pre-Columbian culture, shaping the traits of that mural that will become soon a pictorial movement internationally. The self-portrait that unfolds before our eyes gradually takes on the contours of a confession with an open heart, in which the author spares no one, least of all himself. His version of the facts is a counterpoint in the voices of the women in his life-Angelina