L'Italia può crescere. Producendo non importando - 9788849230581

L'Italia può crescere. Producendo non importando: La crescita del Paese Italia può e deve avvenire favorendo la produzione dei beni in Italia e scoraggiando la facile importazione da paesi a basso costo del lavoro, spesso connesso alla carenza di salvaguardie civili del lavoro stesso. L'aumento del PIL (Prodotto Interno Lordo), cioè della ricchezza del paese, può garantire il mantenimento in Italia del livello dei servizi e di benessere usuale, evitando gli eccessi dei tagli (spending review), mentre la chiusura o delocalizzazione delle fabbriche non solo non consente il mantenimento del tenore di vita delle famiglie ma comporta costi aggiuntivi per i cittadini per cassa integrazione e necessità derivanti dai servizi mancanti. I poteri forti, interessati ai facili guadagni, preferiscono "importare" anziché "produrre" evitando gli impegni che la produzione richiede e "svendere" il sistema industriale italiano agli amici degli amici. La classe politica appare del tutto inadeguata o asservita e la politica industriale orientata dagli importatori più che dagli industriali. Il paese presenta numerosi "errori" strutturali non casuali ma "pilotati" dagli interessi forti, coadiuvati da una classe dirigente opportunamente selezionata, nei trasporti, nei sistemi urbani, ambientali, energetici ed i cittadini ne pagano le conseguenze. In definitiva occorre "indignarsi" ed "impegnarsi" per ottenere il necessario riassetto della struttura del paese.
The growth of the country Italy can and must be done by promoting the production of goods in Italy and discouraging the easy import from countries with low labour costs, often linked to the lack of civilian labour safeguards. The increase in GDP (Gross domestic product), the wealth of the country, can maintain in Italy of services and level of well-being, avoiding the usual excesses of the cuts (spending review), while the closure or relocation of factories not only allows maintaining the living standards of families but entails additional costs for citizens for layoffs and needs arising from missing services. The strong powers, interested in quick profits, they prefer to "import" rather than "producing" avoiding commitments that require production and "sell" the Italian industrial system to friends of friends. The political class seems completely inadequate or enslaved and industrial policy geared more than importers by industrialists. The country has many "errors" random but not structural "piloted" by strong interest, supported by a ruling class selected appropriately, in transport, urban systems, environmental, energy and citizens are paying the consequences. Ultimately it should be "indignant" and "engage" to obtain the necessary reorganization of the structure of the country.