Il diritto di avere diritti - 9788858119303

Il diritto di avere diritti: Di fronte ai grandi soggetti economici che sempre più governano il mondo, l'appello ai diritti individuali e collettivi è la via da seguire per impedire che tutto sia soggetto alla legge "naturale" del mercato. Nel 2000 l'Unione Europea si è data una Carta dei diritti fondamentali, la prima del nuovo millennio. Ma non bisogna fermarsi soltanto alle dichiarazioni formali. I fatti ci dicono altro: le donne e gli uomini dei paesi dell'Africa mediterranea e del Vicino Oriente si mobilitano attraverso le reti sociali, occupano le piazze, si rivoltano in nome di libertà e diritti, scardinano regimi politici oppressivi; lo studente iraniano e il monaco birmano, con il loro telefono cellulare, lanciano nell'universo di internet le immagini della repressione di libere manifestazioni, anche rischiando feroci punizioni; i dissidenti cinesi chiedono l'anonimato in rete come garanzia della libertà politica; le donne africane sfidano le frustate in nome del diritto di decidere liberamente come vestirsi; i lavoratori asiatici rifiutano la logica patriarcale e gerarchica dell'organizzazione dell'impresa e scioperano; gli abitanti del pianeta Facebook si rivoltano quando si pretende di espropriarli del diritto di gestire i loro dati personali. L'elenco potrebbe continuare a lungo perché la "rivoluzione dell'eguaglianza", mai davvero compiuta, è oggi accompagnata dalla "rivoluzione della dignità" e sta dando vita a una nuova antropologia, che mette al centro l'autodeterminazione delle persone...
In the face of large economic entities which govern the world, appeal to individual and collective rights is the way forward to ensure that everything is subject to the law of "natural" market. In 2000 the European Union set itself a Charter of fundamental rights, the first of the new millennium. But we must not stop only at formal declarations. The facts tell us more: women and men in the countries of the Mediterranean and the Near East are mobilizing through social networks, occupy the squares, revolt in the name of freedom and human rights, they unhinge oppressive political regimes; Iranian student and Burmese monk, with their phone, they launch into the universe of internet images of the repression of free events, even risking savage punishments; Chinese dissidents demand anonymity on the net as a guarantee of political freedom; African women defy the lashes in the name of the right to freely decide how to dress; Asian workers reject the patriarchal and hierarchical logic of enterprise's organization and strike; the inhabitants of the planet Facebook revolt when you pretend to dispossessing them of the right to manage their personal information. The list could go on and on because the "revolution" equality, never really accomplished, is now accompanied by "revolution" dignity and is giving rise to a new anthropology, which focuses on the self-determination of the people.