Forme e stili della canzone napoletana classica - 9788870968651

Forme e stili della canzone napoletana classica: Questa non è una storia della canzone napoletana ma uno studio sistematico degli ingredienti utilizzati nel suo periodo aureo, tra gli ultimi decenni del diciannovesimo secolo e la prima metà del ventesimo, l'unico di cui esistono testi scritti dopo secoli di tradizione orale di cui sono pervenute solo poche trascrizioni ottocentesche (di Cottrau, Florimo e dei fratelli Ricci) e oltre mezzo secolo di progressivo decadimento (salvo rare straordinarie eccezioni che hanno però un sapore antico) dal secondo dopoguerra ai nostri giorni quando ormai la sala d'incisione e il disco avevano reso obsoleti gli spartiti. Che il periodo aureo o classico della canzone napoletana coincida con la sua fase scritta non può non far riflettere, dal momento che la scrittura è di per sé uno strumento compositivo che influisce in profondità sulle scelte dell'artista, che si tratti di un romanzo o di una composizione musicale. Sappiamo che alcuni protagonisti di quegli anni - Costa innanzitutto - avevano un'ottima preparazione musicale, e che altri - Gambardella e E. A. Mario tra i più noti - non ne avevano affatto e si affidavano a trascrittori retribuiti dagli editori, ma sempre la notazione scritta serviva da filtro alle idee musicali e ne condizionava la forma, oltre naturalmente a offrire agli autori la possibilità di dire di più di quanto la memoria riesce a conservare: non c'è dubbio che le forme più semplici del periodo preclassico, per non parlare di quelle precedenti di cui peraltro sappiamo ancora pochissimo, siano tali anche perché il veicolo attraverso cui si tramandavano non consenti
This is not a history of the Neapolitan song but a systematic study of the ingredients used in its golden period, between the last decades of the nineteenth century and the first half of the twentieth, the only one of which there are texts written after centuries of oral tradition of which only a few nineteenth-century transcriptions have survived (by Cottrau, Florimo and the Ricci brothers) and over half a century of progressive decay (with rare extraordinary exceptions that have an ancient flavor) from the second post-war period to the present day when the recording studio and the record had made the scores obsolete. That the golden or classical period of Neapolitan song coincides with its written phase cannot fail to make us reflect, since writing is in itself a compositional tool that deeply influences the artist's choices, whether it is a novel or a musical composition. We know that some protagonists of those years - Costa first of all - had an excellent musical preparation, and that others - Gambardella and E. A. Mario among the best known - had none at all and relied on transcribers paid by the publishers, but always the written notation served as a filter to musical ideas and conditioned their form, as well as of course offering authors the opportunity to say more than memory can preserve: There is no doubt that the simplest forms of the preclassic period, not to mention the earlier ones of which we still know very little, are such also because the vehicle through which they were handed down did not allow