La dimensione latente dell'azione sociale - 9788891771926

La dimensione latente dell'azione sociale: Ossessione ricorrente nell'opera di Robert K. Merton, la tematica della "latenza" ha rappresentato un terreno di riflessione elettivo su cui il pensiero sociologico ha spesso misurato capacità e limiti della propria immaginazione e della propria originalità. Dialogando criticamente con un ristretto numero di autori di riferimento (Bourdieu, Goffman, Hacking, Ginzburg, Freud, Elster e Garfinkel), il volume prova a rielaborare i fondamenti stessi di tale tematica, ponendovi al centro il concetto di dimensione latente dell'agire sociale: la discrepanza tra ciò che il soggetto dell'azione ritiene che la sua azione sia (e quindi gli elementi da cui egli pensa che essa sia formata) e ciò che quella sua stessa azione si rivela essere concretamente (di fatto, nelle sue conseguenze, a-tutti-gli-effetti occorsi nella pratica). Fondata su una sottovalutazione del peso del proprio agire da parte dell'agente, tale dimensione è formata da tutti quegli elementi che erano, sì, presenti nell'azione materialmente attuata, ma che esistenzialmente (nella testa degli attori e nel contesto in cui si muovevano) erano ai margini della stessa, quando non ignorati del tutto. Sulla scorta di questo concetto inedito, i capitoli del libro sviluppano alcuni dei nodi principali a cui poter ancorare una versione rinnovata della teoria dell'azione sociale: l'identità mutevole degli eventi passati; il rapporto consequenziale tra passionalità e riflessività dell'agire; il senso comune e le routine quotidiane inavvertite; il ruolo di indizi, minuzie e di ciò che si presenta come apparentemente banale; la funz
A recurring Obsession with the work of Robert K. Merton, the theme of "latency" has been a land of elective reflection on which sociological thought has often measured the capacity and limitations of its imagination and originality. In a critical Dialogue with a small number of reference authors (Bourdieu, Goffman, Hacking, Ginzburg, Freud, Elster and Garfinkel), the volume tries to rework the foundations of this thematic, placing at the centre the concept of latent dimension Of social Action: the discrepancy between what the subject of the action considers that his action is (and therefore the elements from which he thinks it is formed) and what his own action proves to be concretely (in fact, in its consequences, A-all-effects needed in practice). Based on an underestimation of the weight of its acting by the agent, this dimension is formed by all those elements that were, yes, present in the action materially implemented, but that existentially (in the head of the actors and in the context in which one Moved) were at the margins of the same, when not entirely ignored. On the basis of this unprecedented concept, the chapters of the book develop some of the main nodes to be able to anchor a renewed version of the theory of Social Action: The changeable identity of past events; The consequential relationship between Passionality and reflexivity of action; The common sense and the daily routines unperceived; The role of clues, minutiae and what is presented as seemingly trivial; The Integrating ERF