Teologia per tempi incerti - 9788858127872

Teologia per tempi incerti: I personaggi della Bibbia si affannano e lavorano, s'innamorano e combattono, mentono e tradiscono, uccidono e vengono uccisi, desiderano e sognano, mangiano e si emozionano: sono, dunque, come gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo, di ieri e di oggi, chiamati a fare i conti con la fragilità dell'essere umani. Questa è la chiave di lettura con cui Brunetto Salvarani ci presenta alcune figure del libro sacro agli ebrei e ai cristiani. Nelle sue pagine incontreremo la paradossale riluttanza del profeta Giona, le fatiche di Noè, l'ansia febbrile del patriarca Giacobbe, la solitudine ferita di Giobbe, lo sguardo perso nel vuoto di Qohelet/Salomone, le delusioni a ripetizione di Gesù e i tormenti dei primi cristiani. In un percorso che mescola l'antica sapienza della Bibbia e la nostra odierna condizione esistenziale, guarderemo alla Sacra Scrittura come un lungo, lento e faticoso esercizio a riconciliare l'umanità con la propria debolezza, la propria finitezza, le proprie cicatrici. Senza scansarle. Senza trovare rifugio in universi consolatori, in comodi ma improbabili Dio-tappabuchi, cercando di accettare i nostri limiti.
The characters of the Bible scrambling and work, fall in love and fight, lie and cheat, kill and are killed, wish and dream, eat and get excited: I am, therefore, as the men and women of every time and place, yesterday and today, called to to deal with the fragility of human beings. This is the key with which Brunetto Salvarani presents us with some figures of the Holy Book to Jews and Christians. In its pages meet the paradoxical reluctance of the prophet Jonah, the labors of Noah, the feverish anxiety of the Patriarch Jacob, loneliness wound of job, staring off into the void of Qohelet States/Solomon, disappointment Repeater of Jesus and the torments of early Christians. In a location that combines the ancient wisdom of the Bible and our today's existential condition, we will look to Sacred Scripture as a long, slow and tiring exercise to reconcile humanity with its weakness, its finite nature, their scars. Without scansarle. Without finding refuge in comforting universes, in comfortable but unlikely God-stop-gap, trying to accept our limitations.