Intransigenti e collaborazionisti. Serrati e Treves davanti alla grande guerra - 9788854859111

Intransigenti e collaborazionisti. Serrati e Treves davanti alla grande guerra: Quando scoppia la Prima guerra mondiale, il Psi, a differenza dei principali partiti socialisti europei, sceglie la linea della neutralità assoluta che, con l'ingresso dell'Italia nel conflitto, trasforma nella formula assai più ambigua del "né aderire, né sabotare". L'isolamento politico e i continui attacchi dei gruppi interventisti spingono i dirigenti a salvaguardare l'unità del partito, ma i contrasti, anche aspri, tuttavia permangono. L'analisi degli scritti di Serrati e Treves rivela la diversa concezione che le due anime del Psi hanno della guerra: per i rivoluzionari, essa accelera lo sviluppo del sistema capitalistico e i marxisti, pur mantenendo un atteggiamento intransigente, devono riconoscerne la necessità storica, in quanto pregiudiziale all'avvento del socialismo. Per i riformisti, la guerra è il prodotto del militarismo proprio dei regimi autocratici, mentre nelle democrazie, il capitalismo si espande pacificamente. Essi negano l'esistenza di un rapporto necessitante tra sviluppo capitalistico e guerra e sostengono la collaborazione con i gruppi borghesi meno propensi al conflitto.
The outbreak of the first world war, the Psi, unlike the main European Socialist parties, choose the line of absolute neutrality, with Italy's entry into the conflict, becomes much more ambiguous formula of "neither join nor sabotage". The political isolation and the constant attacks of Interventional groups pushing leaders to safeguard the unity of the party, but the contrasts, even harsh, however remain. The analysis of the writings of tightened and Treves reveals the different conception that the two souls of Psi have war: for revolutionaries, it accelerates the development of the capitalist system and the Marxists, while maintaining an uncompromising attitude, must recognize its historical necessity, as it referred to the advent of socialism. For the reformers, the war is the product of the militarism of autocratic regimes, whereas in democracies, capitalism expands peacefully. They deny the existence of a report necessitating capitalist development and war and support the collaboration with bourgeois groups less likely to conflict.