Il Brutto all'Opera. L'emancipazione del negativo nel teatro di Giuseppe Verdi - 9788857515953

Il Brutto all'Opera. L'emancipazione del negativo nel teatro di Giuseppe Verdi: Nel 1853 esce l'"Estetica del Brutto" di Rosenkranz e, insieme, hanno luogo le prime del "Trovatore" e della "Traviata". La cosa, per quanto casuale, è in certo modo anche simbolica. La formazione di Giuseppe Verdi avviene in un periodo in cui si impone all'attenzione il brutto, la più sconcertante tra le categorie estetiche. E il biografo di Hegel ce ne offre il primo, e a tutt'oggi insuperato, bilancio. Nei suoi drammi Verdi dà ampio spazio alla fisicità grottesca e repellente, alla laidezza morale di taluni personaggi, allo squallore di non pochi ambienti, e allo spessore esistenziale che li costituisce, e ne progetta il riscatto al di fuori dei canoni estetici ai suoi tempi dominanti. Le sue scene si popolano di figure non edulcorate da un bello ideale né deformate dallo specchio omologante della bella presenza e, ciononostante, emancipate dall'angoscia della negatività loro inerente. Nel tutto del teatro musicale giocano elementi diversi in variabili rapporti tra loro, ma la musica riveste un ruolo preminente, contribuendo potentemente a determinare il destino del brutto. È sul piano dell'ascolto che prende corpo l'enorme carica di riscatto di cui Verdi investe il negativo che rappresenta. La scelta coraggiosa di Verdi lascia aperte non poche domande circa la nostra strana attrazione per il brutto, e l'estetica può offrire strumenti per metterle meglio a fuoco.
In 1853, the "Ugly" aesthetics of Rosenkranz and, together, are the first of "Il Trovatore" and "La Traviata". The thing, however accidental, is in some sense also symbolic. The Giuseppe Verdi takes place at a time when attention the ugly, the most disconcerting aesthetic categories. And Hegel's biographer gives us the first, and so far unsurpassed, budget. In his dramas Verdi gives ample space to the grotesque and repulsive physicality, to the moral deformity of certain characters, the squalor of many environments, and existential thickness that is, and designs the ransom outside the aesthetic canons prevailing in his time. His scenes are populated by figures not sweetened by an ideal beauty nor deformed by the approval of mirror good looking and, nevertheless, emancipated from the anguish of their inherent negativity. In all of musical theater play different elements in varying relationships between them, but the music plays a prominent role, contributing mightily to determine the fate of ugliness. And in terms of listening which takes shape the enormous loads of ransom whose negative Green invests it represents. The bold choice of green leaves open many questions about our strange attraction to the ugly, and aesthetics can offer tools to put better focus.