Il tempio, il rituale, il giuramento. Spazi sul sacro in Tucidide - 9788843077465

Il tempio, il rituale, il giuramento. Spazi sul sacro in Tucidide: Il volume sfida uno dei più assodati pregiudizi legati all'universo storico di Tucidide: la presunta assenza d'interesse per il sacro e per la religione, in ragione del razionalismo "laico" dell'autore delle Storie. La rilettura attenta dell'opera consente oggi di correggere una visione che rischia di essere limitativa e persino fuorviante. Lo "spazio" che Tucidide offre al sacro non appare, infatti, residuale e s'intreccia fittamente con i significati profondi della visione del mondo greco in guerra. Lo spazio fisico del tempio, lo spazio simbolico del rituale, lo spazio verbale del giuramento e della parola sacra trovano un'eco sorprendente nelle sue pagine, che certo non tacciono il "tradimento" e lo svuotamento della religione nell'età della crisi di Atene e della grecità intera, ma senza ricadere negli schemi di un "moderno" agnosticismo. Ancora "figlio" del V secolo, nonostante la sua nuova e geniale sintesi storica, lontana dalla contaminazione dei generi dei predecessori, Tucidide sembra rimpiangere una religiosità arcaica e solenne, che affiora dalla festività antica di Delo o dal tracciato dei primi templi di Atene, e che, ancorché adulterata dalla guerra, resta materia viva d'indagine.
Volume one of the most obvious challenge prejudices related to the historical universe of Thucydides: the alleged lack of interest in religion and sacred, because of "secular" rationalism of the author of the stories. Careful rereading of the work makes it possible to correct a vision that is likely to be limited and even misleading. The "space" that Thucydides offers to the sacred does not appear, in fact, residual and intertwines thickly with the deeper meanings of the Greek view of the world at war. The physical space of the temple, symbolic space of the ritual space, minutes of the oath and Holy Word are a surprising echo in its pages, which certainly not silent on "treason" and depletion of religion in the age of the crisis of Athens and entire Greece, but without falling back in a "modern" agnosticism. Even "son" of the 5th century, despite its new and brilliant historical summary, far from the contamination of the kinds of predecessors, Thucydides appears to regret an archaic and solemn religiosity that emerges from the ancient Delian holidays or from the path of the first temples in Athens, and that, even though the war remains adulterated living material.