Dai principî all'anarchia. Essere e agire in Heidegger - 9788854520561

Dai principî all'anarchia. Essere e agire in Heidegger: «La pubblicazione, nel 1982, di "Dai principi all'anarchia" (ampliato nell'edizione inglese del 1986, che qui si ripropone, nella traduzione di Gianni Carchia) ha segnato una svolta nell'interpretazione del pensiero di Heidegger e, conseguentemente, di tutta la storia della metafisica occidentale. Se si volesse compendiarne drasticamente in una formula la novità, si potrebbe dire che all'interpretazione di destra di Heidegger, come il pensatore che ha restituito all'essere la sua aura originale, e a quella democratica, che vede in lui l'iniziatore di una decostruzione infinita della tradizione, Schürmann sostituisce un'interpretazione risolutamente anarchica. Accanto e al di là dell'essere come principio della storia epocale dell'occidente sta ora un puro, astorico venire alla presenza, che non fonda né principi né epoche. All'originale, in cui ogni epoca dell'occidente ha cercato il suo fondamento, si contrappone l'originario, un'insorgenza anarchica che non ha storia né destino. Corollario di questa svolta anarchica è che quel che nel nostro tempo giunge alla sua fine non è il pensiero, ma solo la storia epocale dei principi: al di là di questa, si aprono una politica e un pensiero liberati dalla «vigilanza dei principi», in cui per gli uomini, non più "animali razionali", ma semplicemente "mortali", diventa per la prima volta possibile rispondere alla domanda "Che fare alla fine della metafisica?"». (Giorgio Agamben)
"The publication, in 1982, of "From Principles to Anarchy" (expanded in the English edition of 1986, which here is repeated, in the translation of Gianni Carchia) marked a turning point in the interpretation of Heidegger's thinking and, consequently, of the whole history of Western metaphysics. If one wanted to drastically compend in a formula the novelty, one could say that to the right interpretation of Heidegger, as the thinker who has returned to being his original aura, and to the democratic one, which sees in him the initiator of a infinite deconstruction of tradition, Schormann replaces a resolutely anarchic interpretation. Alongside and beyond being as the principle of the epochal history of the West there is now a pure, ahistorical coming to the presence, which foundations neither principles nor eras. The original, in which every era of the West has sought its foundation, is contrasted with the original, an anarchic onset that has no history or destiny. Corollary of this anarchic turn is that what in our time comes to its end is not thought, but only the epochal history of principles: beyond this, a policy and a thought are opened free from the "vigilance of principles", in which for men , no longer "rational animals", but simply "mortal", it becomes possible for the first time to answer the question "What to do at the end of metaphysics?" (George Agamben)