Utopian display. Geopolitical curating - 9788822904157

Utopian display. Geopolitical curating: Che l'arte contemporanea, attraverso biennali, neo-istituzioni museali e mercati finanziari, sia diventata oggi un fenomeno globale, è un dato certo. Molto meno certo è che il paradigma «Arte», per come si è istituito nella sua eredità modernista, appartenga a una moltiplicazione di visioni, a una latitudine di storie diverse e incrociate, a contesti trasversali e differenti. Nella scena artistica contemporanea si ha l'impressione, che «essere uguali» non significhi altro che appartenere alla stessa istituzione Arte. Emanciparsi vorrebbe dire allora appartenere all'Arte come a uno stesso mondo, condividere un mondo già istituito che, come tale, non può che riprodurre all'infinito ciò che è già implicito in esso. Nonostante tutto, il nostro modello di arte continua ad essere molto simile a quello di una istituzione in grado di determinare l'integrazione delle minoranze nella misura maggioritaria (nell'identità, nell'unità) oppure la loro esclusione. Con un certo scetticismo tanto per gli effetti della globalizzazione che per le più recenti premesse della cosiddetta de-globalizzazione, l'antologia "Utopian Display" cerca di raccogliere esperienze curatoriali maturate negli ultimi trent'anni in differenti contesti geopolitici, dall'Africa alla Cina, dall'India all'America Latina, dal Medio Oriente fino allo spazio post-sovietico. Gli autori, appartenenti a differenti generazioni, sono tra le voci più importanti e sperimentali della ricerca curatoriale contemporanea.
That contemporary art, through biennials, new museum institutions and financial markets, has become a global phenomenon today, is a certain fact. Much less certain is that the "Art" paradigm, as it was established in its modernist heritage, belongs to a multiplication of visions, to a latitude of different and cross stories, to cross and different contexts. In the contemporary art scene one has the impression that "being equal" means nothing more than belonging to the art institution itself. Emancipate would then mean belonging to Art as a world itself, sharing an already established world that, as such, can only reproduce indefinitely what is already implied in it. Nevertheless, our model of art continues to be very similar to that of an institution capable of determining the integration of minorities to the majority extent (in identity, unity) or their exclusion. With a certain scepticism both for the effects of globalization and for the most recent premises of the so-called de-globalization, the anthology "Utopian Display" seeks to collect curatorial experiences gained in the last thirty years in different from Africa to China, from India to Latin America, from the Middle East to the post-Soviet space. The authors, belonging to different generations, are among the most important and experimental voices of contemporary curatorial research.