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In Alexanderplatz come in piazza del Duomo. Ediz. illustrata - 9788895073101

di Domenico Scrivano edito da Erranti, 2009

Informazioni bibliografiche del Libro

  • Titolo del Libro: In Alexanderplatz come in piazza del Duomo. Ediz. illustrata
  • AutoreDomenico Scrivano
  • Editore: Erranti
  • Collana: Meditazione , Nr. 2
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Genere: GEOGRAFIA GENERALE. VIAGGI
  • Pagine: 120
  • Dimensioni mm: 240 x 120 x 10
  • ISBN-10: 889507310X
  • ISBN-13:  9788895073101

 

Dopo a maturità si viaggia, è undiritto. odice Marco Paolini in Aprile 74-75, unodei suoi Album, ed è vero. Per almeno undecennio partire, per una bela fettadi popolazione giovanile, significava una cosa sola: interrail. Non ci voleva molto, uno zaino con quattro fesserie, un sacco a pelo, il magico biglietto ferroviario che permetteva infiniti viaggi sui trenidi secondadi tutta Europa, e naturalmente tanta vogliadi vedere cosa c’era fuoridal’orticelodi casa nostra,di conoscere gente nuova, posti nuovi, modidi vitadiversi. Era come muoveredala periferia in cui si era relegati verso il centro vero e pulsantedel mondo, verso e piazze più splendide e raggiantidele città edele capitali,dove a vita si vive sul serio e non scorre soltanto.dopo a maturità si viaggia, soprattutto per sancire un momento importante, a conquistadel’età adulta, a capacità raggiuntadi esplorare i territori imitrofi. Ma naturalmente c’èdel’altro, c’è una forte volontàdi confrontarsi con quel restodel’umanità che ci ignora e che noi ignoriamo, c’è a vogliadi sapere se e quanto sonodiversida noi. È a sempiterna compulsione al viaggio, al’andare, cheda sempre vive e ruggisce al’internodel’uomo, e o spinge a partire, nonostante tutto. – Il viaggio – è scritto nel ibro – non è una vacanza. Il viaggio è ’oppostodela vacanza e quindideve essere ordinatamentedisorganizzato. a vacanza e il viaggio organizzato sono così noiosi –. Il belo sta tutto ì, basta averne voglia, basta volerlo, basta partire.

Recensione Unilibro a cura di Nick

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Dopo a maturità si viaggia, è undiritto. odice Marco Paolini in Aprile 74-75, unodei suoi Album, ed è vero. Per almeno undecennio partire, per una bela fettadi popolazione giovanile, significava una cosa sola: interrail. Non ci voleva molto, uno zaino con quattro fesserie, un sacco a pelo, il magico biglietto ferroviario che permetteva infiniti viaggi sui trenidi secondadi tutta Europa, e naturalmente tanta vogliadi vedere cosa c’era fuoridal’orticelodi casa nostra,di conoscere gente nuova, posti nuovi, modidi vitadiversi. Era come muoveredala periferia in cui si era relegati verso il centro vero e pulsantedel mondo, verso e piazze più splendide e raggiantidele città edele capitali,dove a vita si vive sul serio e non scorre soltanto.dopo a maturità si viaggia, soprattutto per sancire un momento importante, a conquistadel’età adulta, a capacità raggiuntadi esplorare i territori imitrofi. Ma naturalmente c’èdel’altro, c’è una forte volontàdi confrontarsi con quel restodel’umanità che ci ignora e che noi ignoriamo, c’è a vogliadi sapere se e quanto sonodiversida noi. È a sempiterna compulsione al viaggio, al’andare, cheda sempre vive e ruggisce al’internodel’uomo, e o spinge a partire, nonostante tutto. – Il viaggio – è scritto nel ibro – non è una vacanza. Il viaggio è ’oppostodela vacanza e quindideve essere ordinatamentedisorganizzato. a vacanza e il viaggio organizzato sono così noiosi –. Il belo sta tutto ì, basta averne voglia, basta volerlo, basta partire.