L'Avventurosa storia dell'uzbeko muto - 9788823511286

L'Avventurosa storia dell'uzbeko muto: Dopo averci commosso con le sue favole, dopo il successo del libro a quattro mani con Carlo Petrini sulla possibilità di un'esistenza diversa, che riscopra il piacere della lentezza e della condivisione, Luis Sepúlveda racconta in un «romanzo in storie» il passato e i sogni di una generazione. E lo fa attraverso la lente dell'affetto e dell'ironia, che stempera le tensioni e ci riporta intatti le passioni e i momenti di entusiasmo della sua giovinezza militante. A partire dal personaggio più vistoso del libro, l'uzbeko muto, che non è né uzbeko né muto. Si tratta infatti del peruviano Ramiro, vincitore di una borsa di studio all'Università Lomonosov, che sogna, come tanti studenti del Terzo Mondo, un'istruzione sovietica nella Patria del Socialismo. Peccato che a Mosca non ci sia nulla di quello che interesserà davvero a Ramiro, cioè le ragazze, la musica e l'alcol. Peggio gli va quando tenta di avvicinarsi a Praga, dove si dice che tutte queste cose abbondino, per approdare invece in Uzbekistan, con un freddo glaciale, gente che parla solo russo e nemmeno un goccio d'alcol, perché è un paese musulmano. Come tornare almeno a Mosca? Affidandosi agli espedienti di un pope avvinazzato e fingendosi appunto uzbeko (e muto)...
After having moved us with his fairy tales, after the success of the book with Carlo Petrini on the possibility of a different existence, which rediscovers the pleasure of slowness and sharing, Luis Sepúlveda tells in a "novel in stories" the past and the dreams of a generation. And he does so through the lens of affection and irony, which defuses tensions and brings back intact the passions and moments of enthusiasm of his militant youth. Starting with the most conspicuous character in the book, the mute Uzbek, who is neither Uzbek nor mute. It is in fact the Peruvian Ramiro, winner of a scholarship at Lomonosov University, who dreams, like many third-world students, of a Soviet education in the Homeland of Socialism. Too bad that in Moscow there is nothing that will really interest Ramiro, namely girls, music and alcohol. Worse goes to him when he tries to get closer to Prague, where it is said that all these things abound, to land instead in Uzbekistan, with a glacial cold, people who speak only Russian and not even a drop of alcohol, because it is a Muslim country. How to return at least to Moscow? Relying on the expedients of a withered pope and pretending to be Uzbek (and mute)...