Parole e parola. Letteratura e teologia - 9788871053806

Parole e parola. Letteratura e teologia: La letteratura è forse rimasta (o è ritornata ad essere) il luogo più attendibile di una fenomenologia dell'umano all'altezza della vita umana? La domanda ha una sua doppia provocazione. La prima è questa: il 'fenomeno' umano indagato e restituito alle cosiddette scienze dell'uomo, quanto è ancora 'umano'? E quanto ci possiamo riconoscere in esso? Spingendo ancora più a fondo l'interrogativo, potremmo manche estendere la domanda alle teorie del pensiero più classico, come la filosofia e la teologia: sono sempre all'altezza del principio di realtà in cui viviamo, ci muoviamo e siamo, noi umani? La seconda incalza direttamente l'ipotesi di partenza. La letteratura, per definizione, restituisce la realtà dell'esperienza attraverso la libertà dell'invenzione: la ricostruzione fantasiosa, la visione poetica, l'immaginazione drammatica, il surrealismo del fantastico. In questo modo, allarga o elude il principio di realtà? Ci sono in cielo e in terra molte più cose di quelle scritte nei libri. Per questo facciamo letteratura, per allargare l'orizzonte della realtà o per eludere l'angoscia di non poterla abbracciare?
The literature is perhaps remained (or returned to) the most reliable place to a phenomenology of human at the height of human life? The question has a double provocation. The first is this: the ' phenomenon ' return to so-called human sciences and human suspect, as it is still ' human '? And how can we recognize in it? Pushing even deeper question, we could extend the question to the theories of thought more heats classic, like philosophy and theology: they are always live up to the principle of reality in which we live, and move and have our being, we humans? The second is pressing directly the starting hypothesis. Literature, by definition, it returns the reality of experience through freedom of invention: the imaginative reconstruction, the poetic vision, dramatic imagination, Surrealism of the fantastic. In this way, spreads or eludes the reality principle? There are more things in heaven and Earth than those written in the books. For this we do literature, to widen the horizon of reality or to evade the anguish of not being able to embrace?