L'oggetto-persona. Rito, memoria, immagine - 9788806205218

L'oggetto-persona. Rito, memoria, immagine: A quali condizioni un oggetto inanimato può - nello spazio della memoria sociale - pensare, parlare o rispondere a uno sguardo? In apparenza, l'oggetto sembra agire come l'immagine speculare dell'essere umano che sostituisce. Proseguendo le ricerche sul rito e sulla memoria sociale avviate con "Il percorso e la voce", questo libro dimostra che, quando viene stabilito un legame di credenza, l'oggetto-persona agisce in realtà in modi molto più complessi. Sia esso un giocattolo, una statuetta rituale, un monumento funebre o un'opera d'arte, questo «essere animato dal pensiero» è più simile a un cristallo che a uno specchio. Carlo Severi considera, in primo luogo, la produzione di immagini come un «fatto di specie» inseparabile dall'esercizio del pensiero (e quindi universale) e, in secondo luogo, «il gioco dell'arte europeo» solo come uno dei tanti fra quelli che è possibile rischiare con l'immagine, non certo l'unico. Per sviluppare questa ipotesi, l'autore studia tre tipi di spazio: astratto, chimerico e governato dalle leggi della prospettiva. Nell'ambito della stessa cultura, e in ogni cultura, coesistono diversi livelli ontologici legati all'esercizio del pensiero attraverso l'immagine. L'antropologia della memoria così come viene costruita da Severi conduce verso un'antropologia generale delle forme di esercizio del pensiero.
Under what conditions can an inanimate object - in the space of social memory - think, speak or respond to a glance? On the surface, the object seems to act as the mirror image of the human being it replaces. Continuing research on the rite and social memory initiated with "The Path and the Voice", this book demonstrates that, when a bond of belief is established, the object-person actually acts in much more complex ways. Whether it is a toy, a ritual figurine, a memorial or a work of art, this "being animated by thought" is more like a crystal than a mirror. Carlo Severi considers, firstly, the production of images as a 'fact of species' inseparable from the exercise of thought (and therefore universal) and, secondly, 'the game of European art' only as one of many of those that can be risked with the image, certainly not the only one. To develop this hypothesis, the author studies three types of space: abstract, chemeric, and governed by the laws of perspective. Within the same culture, and in every culture, there are different ontological levels linked to the exercise of thought through the image. The anthropology of memory as it is built by Severi leads towards a general anthropology of the forms of exercise of thought.