Lavori in corpo. Pratiche ed estetiche di identità - 9788856834048

Lavori in corpo. Pratiche ed estetiche di identità: Lavorare sul corpo significa agire sui confini identitari. In un'epoca di grande incertezza, infatti, il corpo è sempre più utilizzato per scrivere la propria soggettività, definire le proprie appartenenze, comunicare il proprio disagio. Un corpo frontiera tra natura e cultura, collettore e specchio di una molteplicità di codici in transito che, lasciando aperta la possibilità di scelta, consente di accordarsi con la liquidità contemporanea. Si può vestire il corpo per interpretare le diverse scene del quotidiano, spogliarlo per riscrivere quelle caratteristiche che, attraverso le forme, segnano i nostri destini sociali. Si può tentare di liberarsi dal corpo vivendo in un universo virtuale. Si può nascondere il corpo dietro uno chador e vivere questa scelta come espressione di antagonismo e occasione di ridefinizione di una soggettività confinata nel limite. Si può mascherare il corpo attraverso una malattia che, se accreditata socialmente, può divenire rifugio per il disagio identitario. Tutto questo è però possibile a condizione di utilizzare codici culturalmente appropriati. Le cornici corporee che organizzano la nostra esperienza, infatti, incarnano un'epoca, o meglio la propria stagione politica, con le sue gerarchie (comprese quelle di genere), le sue retoriche e le sue narrazioni. In questa prospettiva, nel libro si è costruito un viaggio intorno al corpo che, attraversando le frontiere disciplinari, si spinge in territori nuovi e finora poco esplorati.
Work on the body means acting on the boundaries of identity. At a time of great uncertainty, in fact, the body is increasingly used to writing his own subjectivity, define their own membership, communicate their discomfort. A body border between nature and culture, collector and mirror of a multiplicity of in-transit codes that, leaving open the possibility of choice, lets agree with contemporary liquidity. You can dress up the body to interpret the different scenes of everyday life, strip him to rewrite those features that, through the forms, they mark our social destinies. You may be trying to break free from the body by living in a virtual universe. You can hide the body behind a chador and live this choice as an expression of antagonism and opportunity to redefine a subjectivity confined to the limit. You can mask the body through an illness that, if credited socially can become refuge for the inconvenience of identity. All this is possible provided they use culturally appropriate codes. Bodily frames that organize our experience, in fact, embody an era, or rather its political season, with its hierarchies (including gender), its rhetoric and its narratives. In this perspective, the book is built around the body that crosses disciplinary boundaries, pushing into new territories and so far little explored.