Zehra Dogan. Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche. Ediz. a colori - 9788857243306

Zehra Dogan. Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche. Ediz. a colori: È nell'uso del plurale, in quel verbo avremo, che ci coinvolge tutti, che consiste la chiave interpretativa della pratica artistica della giovane artista e giornalista curda del sudest della Turchia. La potenza immaginifica della sua mano è il risultato della riflessione e della relazione di una specifica collettività, quella delle donne detenute con Zehra nelle prigioni di Mardin, Diyarbakir, Tarso. Due anni e nove mesi di prigione per un disegno su Twitter e una lettera di una bambina di dieci anni pubblicata: questo periodo è diventato l'occasione per mostrare che la resistenza che passa attraverso l'arte non si può ingabbiare. Sostenuta da artisti come Banksy e Ai Weiwei durante la detenzione, ha affrontato con cocciutaggine e inesauribile ottimismo insieme alle altre la prigionia. L'ha guidata la fede nella potenza liberatoria e nella possibilità di cambiamento positivo dell'arte. "Non devi voltare le spalle alle fonti che ti nutrono. Sono nata in Curdistan. Sono cresciuta e mi sono formata con i disegni del Curdistan, e queste ricchezze hanno dato senso alla realtà. Sì, le ingiustizie e i massacri in cui viviamo sono una terribile disgrazia, ma abbiamo anche meravigliose opportunità [...]. Può essere considerato quasi un lusso. Questo deve essere ben compreso e ben interpretato. Voltare le spalle a questa realtà sarebbe un grande errore". Fedele alla sua terra, è costretta oggi a un auto esilio che non ferma però il suo pennello.
It is in the use of the plural, in that verb we will have, that involves us all, which is the key interpretative of the artistic practice of the young Kurdish artist and journalist of southeast Turkey. The imaginative power of his hand is the result of the reflection and the relationship of a specific community, that of women held with Zehra in the prisons of Mardin, Diyarbakir, Tarso. Two years and nine months in prison for a drawing on Twitter and a letter from a ten-year-old girl published: this period has become an opportunity to show that the resistance that passes through art cannot be caged. Backed by artists such as Banksy and Ai Weiwei during her detention, she has faced with stubbornness and inexhaustible optimism along with the others captivity. Faith in the liberating power and the possibility of positive change in art has guided her. "You don't have to turn your back on the sources that feed you. I was born in Kurdistan. I grew up and i was formed with the drawings of Kurdistan, and these riches gave meaning to reality. Yes, the injustices and massacres in which we live are a terrible misfortune, but we also have wonderful opportunities [...]. It can be considered almost a luxury. This must be well understood and well interpreted. Turning your back on this reality would be a big mistake." True to her land, she is forced today into a self-exile that does not stop her brush.