Diario della guerra che non ho combattuto. Un italiano ebreo tra persecuzione e Resistenza - 9788875422189

Diario della guerra che non ho combattuto. Un italiano ebreo tra persecuzione e Resistenza: Il diario che Giulio Supino, professore di Idraulica espulso nel 1938 perché ebreo, appuntò su taccuini nel 1939-1940 e nel 1943-1945 (per il periodo intermedio sono conservati fogli sparsi) contiene molte storie, da lui vissute o osservate: la propria vita a Bologna, la seconda guerra mondiale, la persecuzione antiebraica, l'inizio del suo impegno antifascista, e poi la Resistenza nelle fila del Partito d'Azione, la partecipazione alla vita sociale, lo studio, la rete amicale, la vita clandestina con la famiglia a Firenze nel 1943-1944, l'impegno nella ricostruzione fino al rientro a Bologna appena liberata. Il diario viene qui pubblicato con il titolo che l'autore appose a un progetto di autobiografia, intrapreso dopo la guerra ma non portato a conclusione. L'inusuale "non" contenuto nel titolo rimarca il suo non aver combattuto nell'esercito italiano, perché ebreo, e non aver partecipato militarmente alla Liberazione di Firenze, perché ferito. Ma con ciò Supino non intendeva sostenere militarismo e bellicismo; poco sotto quel titolo egli scriveva: "Voglio raccontare come ho visto una guerra che non si doveva fare".
The diary that Julius Supine, Professor of hydraulics expelled in 1938 because he was Jewish, 1939-1940 and pinned on the notebooks 1943-1945 (for the intermediate period are preserved leaves scattered) contains many stories, which he experienced or observed: his life in Bologna, the second world war, anti-Jewish persecution, the beginning of its commitment against fascism, and then the resistance in the ranks of the action party , participation in social life, study, family friendly network, clandestine life in Florence in 1943-1944, engagement in the reconstruction until return to Bologna just released. The journal is published here with the title that the author wrote a draft autobiography, undertaken after the war but not brought to conclusion. The unusual "not" contained in the title emphasises its not having fought in the Italian army, because he was Jewish, and did not participate militarily in the liberation of Florence, because it hurt. But with this Supine didn't mean supporting militarism and warmongering; just below that title he wrote: "I want to tell you how I saw a war that needed to be done."