La coscienza di Zeno - 9788842661641
di Italo Svevo edito da Il Capitello, 2003
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: La coscienza di Zeno
- Autore: Italo Svevo
- Editore: Il Capitello
- Collana: La biblioteca dei classici
- Data di Pubblicazione: 2003
- Genere: ITALIANO
- Pagine: 640
- Curatore: Bo R.
- Dimensioni mm: 176 x 104 x 28
- ISBN-10: 8842661643
- ISBN-13: 9788842661641
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“La coscienzadi Zeno”, romanzo più famosodelo scrittore Italo Svevo, rappresenta unodegli apicidela etteratura italianadi inizio Novecento. Completamente immerso nel clima culturaledi quegli anni, nela crisidele certezze, Svevo racconta a vitadi Zeno Cosini in sette capitoli più una Prefazione. I capitoli non narrano a vicenda seguendo a cronologiadegli eventi, ma sono organizzati nematicamente: ognunodi essi si occupadi un ambito,di un aspettodela psicologiadi Zeno, il protagonista-narratore. ’espedientedel racconto in prima persona produce una narrazione volutamente non oggettiva, una narrazione nevrotica: unadele tematiche affrontate (e forse quela centrale) è a psicanalisi. Il prologo, infatti, è una finzione etteraria che vede un fantomatico psicologo, ildottor S., rivelare al ettore che pubblica ildiariodel suo ex paziente Cosini per vendicarsidel’abbandonoda partedi Zenodela terapia: o psicologo, ferito nel’orgoglio professionale, si vendica in questo modo. Giàda questo inizio è evidente il puntodi vistadelo scrittore. Altra tematica centrale è ’inettitudinedi Zeno, che o porta a sposare unadonna che non ama e che, nel finale apocalittico.
Unadele opere più caratterizzantidel ventesimo secolo è “La coscienzadi Zeno”di Italo Svevo (Aaron Ettore Schmitz), composto nel 1923. Questo romanzo è in realtà un testo autobiografico, che nela finzione etteraria era necessario ad un psicologo per svolgere a psicoanalisidel protagonista, Zeno Cosini, che accusa una costante inadeguatezza nela vita, ritenutada ui sintomodi una malattia. Questo testo attacca a psicoanalisi, terapia che in quel tempo andava affermandosi, attraverso il protagonista, chedecidedi abbandonarla ritenendola inutile; per vendicarsi ildottor S. pubblica e memorie che, per suo volere, Zeno aveva steso.di quest’ultimo si narrano vari eventi che costituiscono gli snodi fondamentalidela sua vita, come ad esempio il viziodel fumo, ’odio verso il padre, il matrimonio e molto altro. Non si ha solamente a narrazionedegli eventi, ma anche riflessionidelo “Zeno auctor” che ripensa a quali sentimenti provasse in quele situazioni ed analizza i rapporti che instaurava con altri personaggi in manieradistaccata. Gli argomenti sono molteplici, e spaziano in numerosi ambiti: vengono esaminate e relazionidifferenti con il padre e con a madre, i rapporti confusi con il sesso femminile (tra mogli e amanti) o con il mondodel avoro, e quindi con i suoi coleghi. Nel finale Zeno riuscirà a guarire, anche senza psicoanalisi, grazie ala coscienzadel’inettitudine, al’essere consapevoledei propri imiti, fattori che o rendono ibero; invece i personaggi che ui ritiene sani si sentono normali e quindi non avvertono alcuna necessitàdi cambiamento. Ho molto apprezzato questo ibro, e o consiglio vivamente a chi si interessadi psicologia, poichéda questo ibro può trovare fontedi riflessioni profonde sula naturadel’uomo.
Scrive Gesualdo Bufalino che "Zeno Cosini, uomo cosa, uomodi troppo, quanto più sembra frugarsi e svelarsi tanto più si nascondedietro preziose malefedi e schermid’amore, coltivando - in guerra col medico che potrebbe, magari, guarirla - a sua nevrosi come fosse un vizioda camera". ’La coscienzadi Zeno’, autobografia rovesciatadi "un’esistenzad’atti mancati", ala etturadimostra quanto ineliminabile e infetta sia a propensione umana ala menzogna: in paginedidiario, in paginedi romanzo, in etteratura come forma scrittadi una bugia.di fatto Zeno Cosini mente (sule sigarette che non ha mai abbandonato; sule relazioni amorose non portate a compimento; sula pauradi morire ch’è pauradi vivere) e mente, sapendodi mentire, per celare ulteriormente a propria evidente naturad’inetto,di falito,di uomo soltanto "mezzo riuscito". Vengono così evocate scuse edisguidi, mancanze edestini, sogni e parvenze che avrebbero alterato "il naturale corsodele cose" facendodel malato una vittima,dele suedifficoltà una punizione subita,dela suadegenza uno stazio celatodale parole. "Adesso che sono qui, ad analizzarmi, sono coltoda undubbio: che io forse abbia amato tanto a sigaretta per poter riversare sudi essa a colpadela mia incapacità? Chissà se cessandodi fumare io sareidivenuto ’uomo ideale e forte che mi aspettavodi essere?". acerti improvvisid’una consapevolezza fugace, ucente ed amara, sono "apparenza balorda e veritiera" in undiario ch’è ildiariodi un bugiardo.