Il empo della disobbedienza Per un'antropologia della parentela nella migrazione - 9788869481383

Il empo della disobbedienza Per un'antropologia della parentela nella migrazione: I vincoli connessi a quella che nella letteratura è stata definita la diaspora criminale nigeriana scandiscono il tempo delle giovani donne una volta arrivate in Europa, a partire dal peso del debito contratto. Segnati da una violenza agita il più delle volte da altre connazionali, i loro destini rivelano le conseguenze di forme di coercizione psichiche, fisiche e morali. Il loro corpo si fa così officina, spazio dove si "cucina" e si consuma un dolore che testimonia di un passato infinito: cicatrici, ustioni e morsi denunciano i delicati riequilibri di potere; fitte e bruciori rivelano un insulto d'organo, o un attacco agito il più delle volte nel registro magico e stregonesco. E poi ancora: gli aborti spontanei e le interruzioni di gravidanza, i figli presi in adozione, la perdita della propria discendenza ricordano che il peggio non si scongiura con l'emancipazione dallo sfruttamento. Queste donne non rimangono però passive, né parlano solo da vittime. Se hanno deciso di lasciare il loro paese, è per separarsi a ogni costo da una vita che non riservava loro nulla di buono. Quando si oppongono alle decisioni di un giudice o criticano l'operato dei servizi socio-assistenziali è per mantenere un legame che mai avrebbero pensato qualcuno potesse spezzare. Certo, ogni insubordinazione alle aspettative di genitorialità degli enti preposti alla tutela del minore la pagano cara. Eppure non sono poche a mostrare la loro capacità di rispondere senza dare segno di sottomissione. A partire da una ricerca lunga vent'anni e condotta tra Torino e Napoli, l'etnografia della migrazione n
The constraints associated with what has been called the Nigerian criminal diaspora in the literature mark the time of young women once they arrive in Europe, starting with the weight of the debt they have contracted. Marked by violence most often stirred by other compatriots, their destinies reveal the consequences of forms of psychic, physical and moral coercion. Their body is thus workshop, space where it "cooks" and consumes a pain that testifies to an infinite past: scars, burns and bites denounce the delicate balances of power; Thick and burning reveal an organ insult, or an attack acted most often in the magical and witchcraft register. And then again: miscarriages and terminations of pregnancy, children taken up for adoption, the loss of one's own offspring remind us that the worst is not averting with emancipation from exploitation. These women, however, do not remain passive, nor speak only as victims. If they decided to leave their country, it is to separate at any cost from a life that did not reserve them anything good. When they oppose a judge's decisions or criticize the work of social welfare services, it is to maintain a bond that they never thought anyone could break. Of course, any insubordination to the expectations of parenthood of the child protection bodies pays dearly. Yet there are many who show their ability to respond without giving a sign of submission. Starting from a twenty-year-long research conducted between Turin and Naples, the ethnography of migration n