Cibo e pratiche alimentari tra diritto e religione. Strategie euristiche dell'età premoderna - 9788863181913

Cibo e pratiche alimentari tra diritto e religione. Strategie euristiche dell'età premoderna: Sotto il profilo terminologico e rispetto ai problemi che suscita, in che modo il cibo fu "oggetto" di una specifica attenzione nella lunga stagione dello "ius commune" Quali furono le categorie interpretative che questa secolare cultura giuridica approntò per disciplinare il suo uso? Quali le "domande di giustizia" a cui pretese di dare una risposta? Il consumo del cibo - profilo centrale di tutti i complessi religiosi per le sue ineludibili connessioni con il mondo degli affetti, degli istinti primari e della morale - rappresentò quasi naturalmente uno dei tanti pilastri intorno al quale la raffinatissima scienza giuridica di antico regime si interrogò su "facultates agendi" e articolò una rete protettiva di norme restrittive e permissive. Con uno speciale focus sulla riflessione canonistica e teologico-morale dell'età premoderna, guardando alla sua prospettiva teorica - contraddistinta nelle sue molte varianti dall'originaria tensione escatologica -, e al "soggetto" postulato dalla sua antropologia - tra permanenze e cambi di volto -, questo libro si propone di tematizzare (e problematizzare) alcuni aspetti di un paesaggio tanto resistente all'usura della "longue durée" quanto frastagliato nei suoi disseminati "tòpoi".
From a terminology point of view and with respect to the problems it arouses, how food was "the object" of a specific attention in the long season of the "ius commune" What were the interpretative categories that this centuries-old legal culture set up for discipline its use? What are the "questions of justice" that you demand to answer? The consumption of food - the central profile of all religious complexes for its inescapable connections with the world of affections, primary instincts and morality - was almost naturally one of the many pillars around which the refined science anti-regime law questioned "facultates agendas" and articulated a protective network of restrictive and permissive rules. With a special focus on the canonistic and theological-moral reflection of the premodern age, looking at its theoretical perspective - marked in its many variants by the original esthetological tension - and the "subject" postulated by its anthropology - between permanences and changes of face - this book aims to thematicize (and problematize) some aspects of a landscape as resistant to the wear of the "longue durée" as jagged in its scattered "tòpoi".