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Quel che resta. L'Italia dei paesi, tra abbandoni e ritorni - 9788868436230
di Vito Teti edito da Donzelli, 2017
- Prezzo di Copertina: € 30.00
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Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Quel che resta. L'Italia dei paesi, tra abbandoni e ritorni
- Autore: Vito Teti
- Editore: Donzelli
- Collana: Saggi. Storia e scienze sociali
- Data di Pubblicazione: 2017
- Genere: SCIENZE SOCIALI
- Argomento : Antropologia culturale
- Pagine: XI-320
- Dimensioni mm: 210 x 210 x 24
- ISBN-10: 886843623X
- ISBN-13: 9788868436230
Quel che resta. L'Italia dei paesi, tra abbandoni e ritorni: «Mentre scrivo queste righe, il campanile di Amatrice cade sotto la forza del terzo terremoto che ha colpito, in meno di sei mesi, i paesi dell'Italia centrale. L'immagine del campanile viene riproposta ossessivamente. E una sequenza che angoscia e che però chiede di essere guardata e riguardata. Le immagini delle rovine, le visioni dei vuoti, delle assenze, dei luoghi a cui è stata sottratta la vita sono immagini perturbanti di cui abbiamo bisogno». Scrive così Vito Teti, nell'incipit di questo libro. Nell'immagine del campanile di Amatrice, Teti scorge un mondo ben più vasto, che va anch'esso inesorabilmente franando. Mentre i grandi agglomerati urbani si preparano a ospitare la gran parte della popolazione mondiale, interi territori si spopolano. E lo spopolamento è la cifra delle aree interne di numerose regioni d'Italia e d'Europa. Di fronte a questo scenario, l'antropologo coglie l'abbandono come la forma culturale dello spopolamento e si chiede: cosa fare dei segni del passato, delle schegge di un universo esploso? Nella prospettiva di Teti, il passato può e deve essere riscattato come un mondo sommerso di potenzialità suscettibili di future realizzazioni. In agguato, certo, c'è il rischio che la retorica e la nostalgia restaurativa seppelliscano quel poco che, del paese, resta. Viceversa, la nostalgia positiva, costruttiva può essere sostegno a innovazione, inclusione e mutamento. L'antropologia dell'abbandono e del ritorno, di cui Teti definisce in queste pagine i tratti essenziali, è un tentativo d'interpretazione dei luoghi a partire da quel che resta, e che occo
??As I write these lines, the campanile di Amatrice falls under the force of the third Quake which struck in less than six months, the countries of Central Italy. The image of the tower is revived obsessively. And a sequence of distress but that begs to be watched and concerned. The images of the ruins, the visions of empty, absences, places to which life has been removed are disturbing images we need. " Writes so Vito Teti, in the beginning of this book. In the image of the belfry of Amatrice, Thetis sees a wider world, which is also relentlessly falling apart. While the larger towns are preparing to host most of the world's population, entire territories are depopulated. And depopulation is the amount of internal areas of many regions of Italy and Europe. Faced with this scenario, the anthropologist takes the surrender as the cultural form of depopulation and asks: what do the signs of the past, splinters of a universe exploded? In the perspective of Thetis, the past can and must be redeemed as an underwater world of potential susceptible to future accomplishments. Lying in wait, of course, there is the risk that the rhetoric and nostalgia for what little the country, restorative bury remains. Conversely, the positive, constructive nostalgia can be support for innovation, inclusion and change. The anthropology of abandonment and return, that Thetis defines essential traits in these pages, is an attempt of interpretation of places starting from what remains, and that occo
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