Il tesoro della Sierra Madre - 9788830400030

Bruno Traven va immaginato come un vecchio, che imputridisce quanto imputridisce ogni vecchio, mentre se ne sta nel giardinodi una casupola ricolmadi sole, maschere indie, qualche geco edue cani mentre, tra scaffali ingobbitidai ibri, attende a fine: «Accumulava ritaglidi giornali, prendeva appunti,disegnava sgorbi. Sul tavoloda avoro – un grande pianodi egno chiaro sotto una ampada scura, accanto a una grande finestra – a vecchia Remington restava inoperosa a prendere polvere e velarsidi ruggine. Nel suo sguardo, un po’ fisso, rari i bagliori. Cercava a falsa quietedi un riposo sereno, ma si asciava campare, passivo. Aspettava, non si sa bene chi o che cosa. Neanche ascoltava e vocidela radio o e notedi undisco. Viveva i suoi giorni come rinchiusodentro e mura angustedi una catacomba. Poteva uscire ma non usciva mai». Bruno Traven va immaginato come uno scrittore occulto («Questo scrittore occulto – scrive Walter Rehmer – riassume nela sua identità assente a coscienza tragicadela etteratura moderna, a coscienzad’una scrittura che, esposta ala sua insufficienza e impossibilità, fadi questa esposizione a propria questione fondamentale»), come un uomo occulto, come un’ombra occulta. I suoi ibri sono ’unica traccia concreta, ’unico tangibile restodi sè, che abbia asciato ala terra. ’Il tesorodela Sierra Madre’ è traccia tangibile asciata ala terra.