L'ottobre nero delle cose. Appunti di istopatologia del silenzio - 9788899257514

L'ottobre nero delle cose. Appunti di istopatologia del silenzio: Un amore (ferito? feroce? finito?) che picchia in testa, che frantuma le ore inattese d'attesa, fatto di sigarette non fumate e di silenzi bianchissimi. Una perdita innanzitutto chimica, di quella di cui sono fatti i sogni, forse anche i bisogni: Shakespeare, Marlow. Restano i segni, i legni di una croce che si fa iconica e ironica nel dosato rilascio di quotidiane, domestiche tossine: un interno giorno abitato da fantasmi beffardi, nature morte, materia viva, un "inferno" notte in cui disperanti pensieri si alternano a soluzioni oniriche. Dove il dolore si trasfigura in dialogo, dove ogni momento passato ridiventa scalfittura (feritoia) di un piccolo monumento ai caduti - più spesso un balsamo che lenisce le presenze assenti e i silenzi essenti, una cura del dopo - e dove il "nero" del titolo è in realtà una scala di grigi, una terra di mezzo in cui tutto accade e scade (questa la morale della favola: nessuno vince, nessuno perde, ognuno gioca la sua "dipartita").
A love (wounded? fierce? finished?) that beats on the head, that shatters the unexpected hours of waiting, made of unsmoked cigarettes and very white silences. A chemical loss, first of all, of the one whose dreams are made, perhaps even the needs: Shakespeare, Marlow. The signs remain, the woods of a cross that is iconic and ironic in the doused release of daily, domestic toxins: an interior day inhabited by mocking ghosts, still lifes, living matter, a "hell" night in which desperate thoughts alternate with solutions on-the-riches. Where pain transfigures into dialogue, where every moment spent becomes scratching (injury) of a small monument to the fallen - more often a balm that soothes absent presences and exonerates silences, a cure of the after - and where the "black" of the title is actually a scal in gray, a middle ground in which everything happens and expires (this is the moral of the fairy tale: no one wins, no one loses, everyone plays his "departite").