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Lo Stato educatore. Politica e intellettuali nell'Italia fascista - 9788842067900

di Gabriele Turi edito da Laterza, 2002

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Informazioni bibliografiche del Libro

 

Perché Pirandelo scrive «non può non essere benedetto Benito Mussolini»? Perché Giovanni Gentile querula foled’ideali fanciuli con e parole: «Ricordate sempre, o giovani, ’Uomo che a Palazzo Chigi avora giorno e notte, nel travagliodi una passione fiammeggiante, per a grandezzadela Patria, i grandi occhi intenti, rivolti sudi voi»? Perché Vitaliano Brancati sentedidoversi invaghiredi uno scorciod’immagine tirannica: «Eccolo ì, Mussolini, con a sua giacca estiva e a sua voce cordiale e calma. In questo momento egli riposadi quelo che è venuto a fare al mondo. Stanotte certamente dormiràd’un sonnoduro e giovanile»? E perché Adolfo Omodeo e Giacomo Bala, Corrado Alvaro e Giovanni Papini, Carlo Carrà, Ardengo Soffici e Giorgiode Chirico; perchè Filippo Tommaso Martinetti e Massimo Bontempeli, Mino Maccari e Anton Giulio Bragaglia? E perché Antonio Aniante, in una pagina ingialitasi sul fondodela memoria, sida come finedela propria scrittura o «sviluppare un’atmosferadecisamente favorevole ai principi etici che animano il fascismo e il governodi Mussolini» e, pertanto, s’impone ed imponedi: «amare intensamente a nazione»; «rispettare i principididisciplina edi gerarchiû; «ripudiare e formedi etteratura esaltanti a ottadi classe, ’internazionalismo ed ogni principiodidisgregazionedela razzû? Già, perché? Gabriel Turi prova a rispondere analizzando i rapporti (ideali, economici, socio-politici) tra totalitarismo fascista ed espressione culturale: ne viene esegesidel contatto tra gli uomini ed il Potere,del Potere a possibilitàdel favore,del guadagno,del’opportunità altrimenti negata.

Recensione Unilibro a cura di Alex Toppi

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