La cultura è come la marmellata. Promuovere il patrimonio italiano con le imprese - 9788831724784

La cultura è come la marmellata. Promuovere il patrimonio italiano con le imprese: «La cultura è come la marmellata: meno ne hai, più la spalmi». Marina Valensise parte da questo slogan, apparso sui muri della Sorbona nel maggio '68, per illustrare uno dei paradossi italiani: il paese con il patrimonio più ricco del mondo è incapace di valorizzarlo, mentre altri prosperano su fortune molto meno cospicue. Fin dal titolo, il suo libro ha il sapore di una provocazione, ma è frutto di un'esperienza concreta. Tra il 2012 e il 2016, infatti, l'autrice ha diretto l'Istituto italiano di cultura a Parigi ed è riuscita a rinnovarne la sede, a moltiplicare il numero dei suoi frequentatori e a raddoppiare le entrate proprie rispetto alla dotazione statale. Il segreto? La virtuosa contaminazione e la potente sinergia tra pubblico e privato a favore del patrimonio, che Marina Valensise ripercorre in queste pagine proponendole come modello di valorizzazione partecipata. La differenza di impostazione non è banale e sta in un concetto apparentemente semplice: la capacità di evolversi, abbandonando un ruolo passivo per una funzione più innovativa, che vada oltre quella di semplice cinghia di trasmissione del sapere dato, per produrre cultura in nome di un'idea più dinamica dell'interesse generale. La lievità del racconto, ricco di aneddoti gustosi e frutto di mille incontri con personalità che nei più vari settori - dal design alla cucina, dall'architettura alla musica - danno lustro all'Italia nel mondo, si unisce al monito a tornare protagonisti in nome della cultura sul piano internazionale, offrendo un decalogo di semplici regole per applicare questo modello alla realt
"Culture is like jam: the less you have, the more the smear". Marina Valensise starts from this slogan appeared on the walls of the Sorbonne in may ' 68, to illustrate one of the paradoxes: the country with the world's richest heritage is unable to tap into while others thrive on fortune much less conspicuous. Right from the title, his book has the flavor of a provocation, but is the result of a concrete experience. Between 2012 and 2016, in fact, the author has directed the Italian Institute of culture in Paris and has managed to renew the home, to multiply the number of its visitors and to double its own revenue than the State budget. The secret? The virtuous circle and the powerful synergy between public and private sectors in favour of heritage, that Marina Valensise traces in these pages and suggest to it as a model of participatory development. The difference in setting is not trivial and is in a seemingly simple concept: the ability to evolve, abandoning a passive role to a more innovative, function beyond that of mere transmission belt of knowledge given, for producing culture in the name of a more dynamic idea of the public interest. The lightness of the tale, full of anecdotes and tasty fruit of a thousand meetings with personalities in various fields-from the design to the kitchen, from architecture to music-give prestige to Italy in the world, joins the warning to return protagonists in the name of culture internationally, offering a set of simple rules to apply this model to the fact