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Autunno a Pechino - 9788838914744

di Boris Vian edito da Sellerio Editore Palermo, 1999

Informazioni bibliografiche del Libro

 

In questo romanzo, Boris Vian, sembra riuscire ad aprire i cassetti più nascostidel subconscio umano. Vian ci racconta a realtàdi un altro cielo, e emozionidi un altro mondo che si fondono con idee, pensieri,dimensioni oniriche e surreali. Amadisdudu, il protagonistadela storia, è un uomo che fuggedala realtà. E’ un impiegatodudu,dala vita monotona edominatada riti quotidiani. Non è il capodel’impresadi cui fa parte, né mai o sarà. Dopo una mattinata tormentata, Amadisdecise di salire sul’autobus per Exopotamia , dopo averne perso uno che gli era passatodavanti al naso, accettando a propostadi andare a avorare per un’opera architettonica impossibile: costruire una ferrovia che non conduceda nessuna parte. Una volta sul’autobus si rese immediatamente contodi non poter più tornare indietro. Tutto era stato studiato per portarlo a avorare nela sconosciuta Exopotamia. Amadis venne abbandonato sul cantieredela ferrovia,dopo una fole corsa neldeserto, forse il suodeserto interiore. Ala finedel’epopea sul’autobus, Amadis capì che ui era ’unico padronedei suoi sogni, ma alo stesso tempodubitavadi se stesso, pensava che avrebbe potuto essersi addormentato sul’autobus che prendeva ogni mattina per andare al avoro, e che si sarebbe potuto risvegliare impiegato in qualsiasi momento. Amadis ben presto conobbe tutti i vari personaggi che per un motivo sconosciuto erano stati prescelti per questa impresa tanto inutile quanto impossibile: un archeologo,due operai instancabili, undonna colordel’ebano che incarnava a sensualità e che perturbava gli animidei avoratoridela ferrovia, il cuoco italiano espertodi cucina,di vino edel piaceredela carne (in senso culinario e non!), un medico che costruiva Ërei che non volavano mai, a sua sedia con a febbre e il suo pazientedi fiducia, un pazzo che aveva trovato a sua ragionedi vita nela mutilazionedele sue parti intime,due giovani ingegneri, amici per a pele, che si contendono una belissima ragazza, indecisa edala sensualità conturbante. Boris Vian esalta e porta agli estremi e frustrazioni e edebolezzedi questi personaggi,destinati al’autodistruzione. Secondo alcune critiche, o stesso autore entra in scena attraverso il personaggiodel’abate, un parroco senza parrocchia, che sembra o Zeus ex machinadi tutta a vicenda. Supervisore e anelodi congiunzionedi tutte e storie che coinvolgono i vari personaggi, consiglia, giudica e cambia i orodestini, prendendo, a secondadel suo statod’animo,decisioni che a nessuna chiesa nel mondo salterebbero mai in mente. Per esempio ordina come penitenza a fornicazione eterna ad un eremita, che pur essendo tale conviveva con a belissima giovane nera. La ferrovia è un pretesto. a si costruisce per un futuro incerto, anche se tutti sanno che gli unici a beneficiarne saranno i costruttori. ’amore ed ildegrado s’intrecciano come un flusso vitale sotto un cielo macchiatodi gialo e marrone e che nasconde soli eterni. Nel ibro non si parla nédi autunno nédi Pechino, ma solo di Exopotamia,del suo calore, edela pretesadel’uomodi esseredio neldesertodela sua esistenza.

Recensione Unilibro a cura di Gabriele Nero

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"Autunno a Pechino"
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In questo romanzo, Boris Vian, sembra riuscire ad aprire i cassetti più nascostidel subconscio umano. Vian ci racconta a realtàdi un altro cielo, e emozionidi un altro mondo che si fondono con idee, pensieri,dimensioni oniriche e surreali. Amadisdudu, il protagonistadela storia, è un uomo che fuggedala realtà. E’ un impiegatodudu,dala vita monotona edominatada riti quotidiani. Non è il capodel’impresadi cui fa parte, né mai o sarà. Dopo una mattinata tormentata, Amadisdecise di salire sul’autobus per Exopotamia , dopo averne perso uno che gli era passatodavanti al naso, accettando a propostadi andare a avorare per un’opera architettonica impossibile: costruire una ferrovia che non conduceda nessuna parte. Una volta sul’autobus si rese immediatamente contodi non poter più tornare indietro. Tutto era stato studiato per portarlo a avorare nela sconosciuta Exopotamia. Amadis venne abbandonato sul cantieredela ferrovia,dopo una fole corsa neldeserto, forse il suodeserto interiore. Ala finedel’epopea sul’autobus, Amadis capì che ui era ’unico padronedei suoi sogni, ma alo stesso tempodubitavadi se stesso, pensava che avrebbe potuto essersi addormentato sul’autobus che prendeva ogni mattina per andare al avoro, e che si sarebbe potuto risvegliare impiegato in qualsiasi momento. Amadis ben presto conobbe tutti i vari personaggi che per un motivo sconosciuto erano stati prescelti per questa impresa tanto inutile quanto impossibile: un archeologo,due operai instancabili, undonna colordel’ebano che incarnava a sensualità e che perturbava gli animidei avoratoridela ferrovia, il cuoco italiano espertodi cucina,di vino edel piaceredela carne (in senso culinario e non!), un medico che costruiva Ërei che non volavano mai, a sua sedia con a febbre e il suo pazientedi fiducia, un pazzo che aveva trovato a sua ragionedi vita nela mutilazionedele sue parti intime,due giovani ingegneri, amici per a pele, che si contendono una belissima ragazza, indecisa edala sensualità conturbante. Boris Vian esalta e porta agli estremi e frustrazioni e edebolezzedi questi personaggi,destinati al’autodistruzione. Secondo alcune critiche, o stesso autore entra in scena attraverso il personaggiodel’abate, un parroco senza parrocchia, che sembra o Zeus ex machinadi tutta a vicenda. Supervisore e anelodi congiunzionedi tutte e storie che coinvolgono i vari personaggi, consiglia, giudica e cambia i orodestini, prendendo, a secondadel suo statod’animo,decisioni che a nessuna chiesa nel mondo salterebbero mai in mente. Per esempio ordina come penitenza a fornicazione eterna ad un eremita, che pur essendo tale conviveva con a belissima giovane nera. La ferrovia è un pretesto. a si costruisce per un futuro incerto, anche se tutti sanno che gli unici a beneficiarne saranno i costruttori. ’amore ed ildegrado s’intrecciano come un flusso vitale sotto un cielo macchiatodi gialo e marrone e che nasconde soli eterni. Nel ibro non si parla nédi autunno nédi Pechino, ma solo di Exopotamia,del suo calore, edela pretesadel’uomodi esseredio neldesertodela sua esistenza.