All'ombra di mio padre. Infanzia milanese - 9788838922053

All'ombra di mio padre. Infanzia milanese: "La memoria, rivale in questo dei sogni, per arricchire luoghi che ci sono cari" scrive in questo libro Alberto Vigevani. Non bisogna credere che sia questa una giustificazione per essersi troppo abbandonato alla fantasia o alla visione in questi itinerari sul filo dei ricordi. Al contrario la precisione minuziosa è la cifra di queste rappresentazioni della Milano com'era, subito dopo la Prima guerra mondiale, sorprendentemente ancora contigua alla grassa campagna padana, tutta estroversa nelle strade in cui si ricama la rete dei rapporti commerciali e umani, brulicante dell'attivismo di piccoli mestieri artigianali, con i cartelloni pubblicitari capaci ancora di suggestionare fantasie infantili, e soprattutto irrorata dalle vene dei navigli non ancora sotterrati su cui ricadono e pescano le vegetazioni dai muri di cinta delle case patrizie. Ma c'è una seconda cifra: è la poesia del vissuto personale. Sono pellegrinaggi di un bambino, tenuto per mano da suo padre, che passa velocemente come scorrendo davanti a una scena teatrale o a un set cinematografico, e scopre le sorprese, le tentazioni, gli incanti della città. Sui quali il ritratto del padre, splendente rappresentante di una sicura ed elegante borghesia ebraica degli anni Venti del Novecento, si sovrappone quasi in un fotomontaggio, un volto in trasparenza sulla cartolina della città. Un racconto che contrappone la capacità evocativa di persone e situazioni alla fugacità di momenti di cui "siamo in pochi a serbare il ricordo".
"Memory, rivals in this dream, to enrich the places that we cherish," he writes in this book Alberto Vigevani. We must not believe that this is a justification for being too abandoned the imagination or vision in these routes on the memories. On the contrary, the meticulous precision is the sum of these representations of Milan as he was, soon after the first world war, surprisingly still contiguous with fat campaign outgoing Po, all on roads where it embroiders the network of business relationships and teeming human activism of small trades, with childish fantasies, even billboards capable of influencing and especially blood supply from the veins of ships not yet buried where they fall and fish vegetations by walls of patrician houses. But there is a second digit: the poetry of personal experiences. Are pilgrimages of a child, held by the hand from his father, who passes quickly as scrolling in front of a theatrical scene or on a movie set, and turns out the surprises, the temptations, the charms of the city. On which the portrait of his father, safe and stylish shiny representative of a Jewish Middle-class 1920s, overlaps almost in a montage, a transparent face on the postcard of the city. A tale that pits the evocative capacity of people and situations to the transience of moments of which "we are few to retain the memory."