La conquista di Costantinopoli - 9788867238965

La conquista di Costantinopoli: "Che fra i cronisti francesi del Medioevo Villehardouin sia da considerarsi il politico, il realista per eccellenza, è idea manualisticamente diffusa e avallata dalla nettezza del suo racconto - che non indulge mai alla descrizione, al pittoresco - e dalla sobrietà del suo dettato, spoglio di ogni artificio [...]. Detto questo, è già detto anche che non siamo in presenza di un testo anodino, di un racconto puro e semplice, scritto per il solo piacere del narrare, bensì di un'esposizione fatta a ragion veduta e con uno scopo ben preciso: una sorta di risposta ad un processo che si immagina intentato contro i crociati del 1202, che mancarono completamente il loro scopo, o meglio quello che si considera per definizione lo scopo di una crociata. [...] Questa quarta crociata è infatti tipica della risoluzione del fatto ideologico-mistico in un fatto di conquista e colonizzazione. Occorreva in qualche modo giustificare l'allentamento dell'idea-forza, della tensione alla liberazione del Santo Sepolcro, legittimare questa nuova fisionomia della crociata latina [...]. Questo è dunque l'impegno che Villehardouin assume: dimostrare che questo contegno era il solo possibile, farsi avvocato difensore dei crociati e fornire loro una giustificazione politica. [...] Concetto d'onore, reciproca fedeltà d'armi e sentimento cristiano sono i princìpi che governano la sua narrazione e sorreggono il suo giudizio: in base ad essi, ci dice Villehardouin, lo svolgimento della crociata non poteva essere che quello che fu. Il racconto che ne esce è teso, essenziale: da questo suo angolo visuale di av
"That among the French chroniclers of the Middle Ages Villehardouin is to be considered the politician, the realist par excellence, is a widespread idea in manual terms and endorsed by the clarity of his story - which never indulges in description, in the picturesque - and by the sobriety of his dictation, stripped of all artifice [...]. Having said this, it has already been said that we are not in the presence of an anodyne text, a pure and simple story, written for the sole pleasure of narrating, but rather an exposition made with reason and with a very specific purpose: a sort of response to a trial that is imagined to have been brought against the crusaders of 1202, which completely missed their purpose, or rather what is considered by definition the purpose of a crusade. [...] This fourth crusade is in fact typical of the resolution of the ideological-mystical fact into a fact of conquest and colonization. It was necessary in some way to justify the loosening of the idea-force, of the tension towards the liberation of the Holy Sepulchre, to legitimize this new physiognomy of the Latin crusade [...]. This, then, is the commitment that Villehardouin undertakes: to demonstrate that this behavior was the only possible one, to become a defense lawyer for the crusaders and to provide them with a political justification. [...] The concept of honor, mutual fidelity of arms and Christian sentiment are the principles that govern his narrative and support his judgment: on the basis of them, Villehardouin tells us, the development of the crusade could only be what it was. The story that emerges is tense, essential: from this visual angle of his