Un verde più nuovo dell'erba. Poetesse «millennial» degli anni '90 - 9788893820783

Un verde più nuovo dell'erba. Poetesse «millennial» degli anni '90: "L'esercizio di identificazione di una 'scrittura millennial' - capace di distinguere i tratti fondanti di una "generazione non-generazione", dopo il tempo degli 'X' e dei 'baby boomers' - è la motivazione fondante dell'antologia 'Un verde più nuovo dell'erba. Poetesse millennial degli anni '90'. Non, quindi, un'operazione aggregativa di scritture diverse fine a se stessa, ma un atto di volontà nel rintracciare elementi di comunanza, rinforzati dalla scelta di selezionare scritture di donna, anche qui nella consapevolezza 'biologica' che l'identificazione passa primariamente attraverso la possibilità del generare, quindi nel femminile. Altro elemento distintivo è la coedizione, con la comune volontà di LietoColle e di Macabor di contribuire alla diffusione condivisa - insieme, in piena trasparenza - di idee maturate nel dialogo attivo tra e con persone riguardo gli orizzonti possibili di un rinascimento morale e poetico di cui si sente intera la necessità." (Augusto Pivanti)
"The exercise of identifying a ' millennial ' write-able to distinguish fundamental traits of a" generation-generation ", after the time of ' X ' and ' baby boomers '-is a fundamental motivation of the anthology's newest green grass. Poets ' millennial ' 90. Do not, therefore, an operation of Group endeavours of different writings as an end in itself, but an act of will to trace elements of commonality, reinforced by the choice of select women's writings, even here in the ' biological ' awareness that the identification passes primarily through the ability of generating, so in women. Another distinctive feature is the joint publication, with the concurrence of wills of LietoColle Macabor to contribute to the spread and shared-together in full transparency-of ideas gained in active dialogue between and with people about possible horizons of a Renaissance morality and poetic of which feels whole. " (Augusto Parmar)