Angeli nel cielo di Auschwitz - 9788868692094

Angeli nel cielo di Auschwitz: Dopo "Zara l'ultima estate" (2018) Visconti si ripresenta sugli scaffali con un secondo lavoro, sempre con una vicenda ambientata nel secondo conflitto mondiale ma dall'atmosfera assai diversa e su di un argomento, la Shoah, di per sé arduo da affrontare e che ha già prodotto una letteratura copiosissima e di alto livello, tale da scoraggiare nuove "incursioni" sull'argomento. Ma l'autore ci spiega, con le parole della postfazione, di aver sentito la necessità di portare il proprio contributo alla formazione dell'unico possibile sistema immunitario contro le atrocità di quell'immane genocidio: tener vivo il ricordo di ciò che fu e che non dovrà mai più ripetersi. La struttura del lavoro è simile a quella di "Zara" ed è costituita dalla narrazione di una vicenda frutto della fantasia dell'autore calata in un contesto reale, quello del campo di lavoro di Monowitz (dove fu internato Primo Levi), che faceva parte del comprensorio di Auschwitz. Qui non c'è posto, ovviamente, per gli slanci lirici o per i momenti di spensierata e giovanile gaiezza che troviamo in "Zara". In "Angeli", per contro, Visconti costruisce una trama confinata nell'angusto spazio del campo di lavoro, la cui atmosfera risulta quasi "schiacciata" da una quotidianità fatta di sofferenza e di morte. L'autore si sofferma a lungo, a più riprese, sul divenire della lacerazione psicologica, delle titubanze, dei confronti serrati tra le due giovani protagoniste in ordine alle domande che da sempre si è posto l'uomo sull'esistenza di una vita post mortem.
After "Zara last summer" (2018) Visconti returns to the shelves with a second work, always with a story set in the Second World War but with a very different atmosphere and on a topic, the Shoah, in itself difficult to deal with and which has already has produced a highly-detailed and high-level literature, which discourages new "incursions" on the subject. But the author explains, in the words of the postscript, that he felt the need to make his contribution to the formation of the only possible immune system against the atrocities of that immense genocide: to keep alive the memory of what was and that will not have to never to repeat again. The structure of the work is similar to that of "Zara" and consists of the narration of a story fruit of the author's imagination lowered in a real context, that of the field of work of Monowitz (where Primo Levi was interned), which was part of the area of Auschwitz. Here there is no place, of course, for the lyrical outbursts or for the moments of carefree and youthful gaiety that we find in "Zara". In "Angels", on the other hand, Visconti builds a plot confined to the cramped space of the work camp, whose atmosphere is almost "crushed" by a daily life made of suffering and death. The author dwells for a long time, on several occasions, on the becoming of psychological laceration, of hesitations, of the tight comparisons between the two young protagonists in relation to the questions that man has always asked about the existence of a post-mortem life.