La voce del crepuscolo - 9788845927676

La voce del crepuscolo: "C'è un'esultanza fortissima, una celebrazione della fortuna, quando uno scrittore è testimone degli albori di una cultura che si definisce da sé, ramo dopo ramo, foglia dopo foglia..." scrive Walcott parlando dei Caraibi, e di uomini e donne che "non leggono ma sono lì per essere letti, e se vengono letti nel modo giusto creano la propria letteratura". Non stupisce allora che egli consideri scrittori fratelli Saint-John Perse, Aimé Césaire e Patrick Chamoiseau. Ma il suo sguardo valica i confini dei Caraibi, per abbracciare un orizzonte ben più ampio: da Philip Larkin, che "ha inventato una musa, il cui nome era Mediocrità", a Ted Hughes, che con la sua poesia "ringhia come una bestia braccata", a Robert Frost, dalla "saggezza invernale", a Les Murray, che in virtù della sua "forza irsuta" sembra uscito da "una scena di Mad Max", a Iosif Brodskij, immerso nel "caos" della trasformazione che ogni poeta attraversa quando traduce se stesso. E a dispetto dell'eterogeneità degli oggetti su cui Walcott si sofferma, questa raccolta si fissa nella nostra mente come un'unica, folgorante immagine: merito, certamente, di una scrittura così intensa da rischiare a ogni riga di frammentarsi in lirica.
"There is a huge celebration, a celebration of good fortune, when a writer is witnessing the dawn of a culture that defines itself by itself, branch after branch, leaf after leaf ..." writes Walcott talking about the Caribbean, and of men and women who "don't read but are there to be read, and if you read the right way creates its own literature". No wonder then that he considers writers brothers Saint-John Perse, Aim?? C??saire and Patrick Chamoiseau. But his gaze crosses the boundaries of the Caribbean, to embrace a much wider horizon: from Philip Larkin, who "invented a muse, whose name was Mediocrity", Ted Hughes, whose poem "growls like a hunted beast", in Robert Frost from the "winter" wisdom, Les Murray, who by virtue of his "shaggy" force straight out of "Mad Max" scene , Iosif Brodskij, plunged into the "chaos" of the transformation that each poet crosses when translates itself. And in spite of the heterogeneity of the objects on which Walcott focuses, this collection is fixed in our minds as a single, dazzling image: merit, certainly, a writing so intense to risk to each row to fragment into Opera.