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Eravamo tutti comunisti. 1946-68. Storia di una famiglia ungherese nella Cecoslovacchia rurale di allora - 9788832925302
di Stefano Welisch edito da Giovane Holden Edizioni, 2019
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Eravamo tutti comunisti. 1946-68. Storia di una famiglia ungherese nella Cecoslovacchia rurale di allora
- Autore: Stefano Welisch
- Editore: Giovane Holden Edizioni
- Collana: Spesso sottile
- Data di Pubblicazione: 2019
- Genere: letteratura italiana: testi
- Pagine: 40
- ISBN-10: 8832925303
- ISBN-13: 9788832925302
Eravamo tutti comunisti. 1946-68. Storia di una famiglia ungherese nella Cecoslovacchia rurale di allora: Il racconto narra gli eventi che hanno trasformato la vita di una cittadina della campagna meridionale della Cecoslovacchia, oggi Slovacchia, nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Denes, il protagonista, nato in quegli anni, apprende dalla madre, la quale l'aveva vissuta in prima persona, della deportazione degli ungheresi avvenuta nel paese con l'instaurarsi del comunismo. La regione dove il paese è situato, infatti, era storicamente parte dell'Ungheria; ancora oggi la lingua lì prevalente è l'ungherese, e il governo intendeva cancellare per quanto possibile le tracce del passato. Tutto questo sembra al ragazzo quasi una favola e lui vive serenamente, studiando e aiutando il padre con il suo lavoro nella cooperativa del paese, sognando un giorno di diventare elettricista. Il primo segnale che forse la società socialista non sia la migliore possibile, come invece dicevano gli insegnanti, Denes la riceve a nove anni, quando scoppiano i moti d'Ungheria, che per quanto censurati dalla radio cecoslovacca, sono comunque riportati dalle stazioni ungheresi, le cui trasmissioni riescono a raggiungere il suo paese. Tutto però poi si normalizza e negli anni seguenti Denes, tornato convinto che la società socialista sia la migliore possibile, prosegue tranquillamente la sua vita e consegue infine il Diploma di Elettricista, riuscendo così a coronare il suo sogno. È nell'agosto del 1968, al termine del suo servizio militare, che svolge nella capitale, che la vista dei carri armati sovietici davanti alla sua caserma, giunti per mettere fine alla Primavera di Praga, infier
The story tells the story of the events that transformed the life of a small town in the southern countryside of Czechoslovakia, now Slovakia, in the aftermath of the Second World War. Denes, the protagonist, born in those years, learns from his mother, who had experienced it firsthand, of the deportation of Hungarians to the country with the establishment of communism. The region where the country is located, in fact, was historically part of Hungary; even today the prevailing language there is Hungarian, and the government intended to erase as much as possible traces of the past. All this seems to the boy almost a fairy tale and he lives serenely, studying and helping his father with his work in the cooperative of the country, dreaming one day to become an electrician. The first sign that socialist society may not be the best possible, as the teachers said, Denes received it at the age of nine, when the protests of Hungary broke out, which, although censored by Czechoslovakia radio, are nevertheless reported by the Czechoslovakia radio. Hungarian stations, whose broadcasts manage to reach his country. However, everything then normalized and in the following years Denes, returned convinced that socialist society is the best possible, quietly continues his life and finally obtains the Diploma of Electrician, thus managing to fulfill his dream. It was in August 1968, at the end of his military service, which he carried out in the capital, that the sight of Soviet tanks in front of his barracks, arrived to put an end to the Prague Spring,
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