I Due allegri indiani - 9788845925566

I Due allegri indiani: Nel 1973, quando apparve da Adelphi "I due allegri indiani", l'aggettivo demenziale non era ancora entrato nel lessico della critica italiana, né letteraria né cinematografica né musicale: il primo film dei Monty Python sarebbe stato distribuito solo un anno dopo, "Hellzapoppin'", "La guerra lampo" dei fratelli Marx erano noti a una sparuta minoranza di cinefili, e gli unici esempi di " demenzialità " che venissero proposti alle italiche genti erano i personaggi di "Alto gradimento". Per di più Rodolfo Wilcock era un ospite assai singolare della nostra letteratura - per non dire un alieno. Cresciuto alla scuola di Borges, già autore di parecchi libri nel suo Paese, si era reinventato come scrittore in una lingua, l'italiano, che aveva a sua volta reinventato con una estrosità, o meglio, una sfrenatezza, paragonabile solo a quella che Nabokov aveva inoculato nella lingua inglese. Forse per questo ci sono voluti anni prima che Wilcock venisse riconosciuto per quello che è: un maestro del fantastico e del grottesco - e un maestro della prosa italiana. "I due allegri indiani" si potrebbe definire un " romanzo rivista", nel doppio senso della parola: 1, perché è articolato nei trenta numeri della rivista "Il Maneggio", diretta e redatta dal protagonista del romanzo stesso, che muta continuamente nome; 2, perché ogni numero di questa rivista è come un susseguirsi esilarante di sketch di avanspettacolo, il cui autore fosse però un letterato abilissimo, un genio della satira.
In 1973, when he appeared from Adelphi "the two happiest Indians", the adjective zany had not yet entered the lexicon of Italian critics, literary or cinematic or musical or: the first Monty Python film would be distributed only one year later, "Hellzapoppin '", "Blitzkrieg" of the Marx brothers were known to a small minority of moviegoers, and the only examples of "craziness" that were proposed at italiche people were the characters of "high popularity". For more Rodolfo Wilcock was a very singular host of our literature-if not an alien. Grew up in the school of Borges, author of several books in his country, he had reinvented himself as a writer in a language, the Italian, who had in turn been reinvented with a fanciful, or rather a wantonness, comparable only to what Nabokov had inoculated in the English language. Maybe that's why it took years before Wilcock was recognized for what it is: a master of fantasy and grotesque-and a master of Italian prose. "The two happiest Indians" could be called a "novel" magazine, in the double sense of the word: 1 because it is divided into thirty issues of the magazine "the stables", directed and written by the protagonist of the novel itself, which is constantly changing name; 2, because every issue of this magazine is like a series of hilarious sketch to curtain-raiser, whose author was, however, an extremely talented writer, a genius of satire.